Entusiasmo grinta, e una grande determinazione, fanno da cornice a Sara Galimberti, che ha fatto del suo lavoro, il canto, la sua più grande vocazione. Certamente, Sara, non è una che improvvisa il mestiere, ha mosso i suoi primi passi nel mondo della musica da giovanissima, e ha alle sue spalle un ricco bagaglio, dato dagli studi effettuati nella prestigiosa Università di Roma, la Saint Louis Collage, riconosciuta a tutti gli effetti come una delle migliori nel campo della formazione musicale. Durante i suoi concerti, è possibile evidenziare la bravura della cantante, che riesce a comunicare tramite la sua voce ciò che per lei è una cosa fondamentale, la positività.
Parliamo del tuo esordio nella musica, hai iniziato prestissimo, che ricordo hai di quel periodo?
La naturale propensione a esprimermi e comunicare attraverso la musica è nata in me molto presto. Ricordo che già da piccolissima, amavo cantare. Poi piano piano questa passione è diventata sempre più forte ed è stato altrettanto naturale il desiderio di approfondire alcune tecniche e conoscenze e completarmi con la formazione, ma anche soprattutto iniziare già molto presto ad avere le prime esperienze pratiche sul campo e sperimentare la cosiddetta “gavetta” con una mia band. Mi ricordo di quel periodo sensazioni di grande gioia, divertimento e soprattutto la sensazione di sentirmi libera e felice, tutte le volte che cantavo durante i live. L’entusiasmo e la passione che avevo già da giovanissima e quelle stesse emozioni, sono parte di me anche oggi e questo mi fa pensare ogni giorno sempre di più a quale immensa fortuna io abbia nel poter fare questo lavoro. Ma questo mio cammino e le meravigliose emozioni che mi ha regalato e mi regala ancora oggi la musica sono state anche frutto di molta forza di volontà, coraggio, un pizzico di follia, ottimismo, tanta esperienza, e perché no anche sacrificio.
Quanti e quali sacrifici hai dovuto fare?
Io credo che, quando si ha la fortuna di poter fare un lavoro che si ama, qualunque sacrificio diventi naturale. La mia è una lunga e intensa storia d’amore, come mi piace definire il mio rapporto con la musica. E per amore della musica, e per esigenza profonda dell’anima e anche una sorta di missione che sento dentro, quella di comunicare attraverso la musica, un messaggio di ottimismo e luce a chi mi ascolta, tutto ciò che in realtà potrebbe essere visto come sacrificio, diventa per me un atto naturale e imprescindibile, fatto con il cuore. Quando amo, amo totalmente, e come si può non amare totalmente la musica e quindi la vita stessa? Inoltre sono dell’idea che una strada si trovi sempre e che nulla sia un caso. Il nostro cammino è fatto anche di difficoltà che in realtà mettono alla prova il nostro coraggio o che comunque sono parte indispensabile dell’esistenza e molto spesso, se rielaborate e comprese, possono essere fonte non solo di esperienza, ma soprattutto di grandi insegnamenti utili ad evolverci sia come artisti che, in primis, come esseri umani.
Dici di aver avuto sempre una predisposizione per l’arte, vuoi spiegare cosa intendi?
Ho sempre guardato al mondo attorno, in modo sì realistico ma sempre da un punto di vista creativo. Sono una persona curiosa e che ama molto la vita e mi è sempre piaciuto raccontare ciò che vivevo dentro e fuori di me attraverso l’arte. Non solo attraverso la musica, ma anche attraverso il teatro e per un lungo periodo mi sono dedicata anche alla fotografia. La mia non è solo un’esigenza di comunicare in modo creativo e attraverso un linguaggio artistico, ma è una vocazione che sento forte dentro, da sempre. Non che io voglia erigermi a riferimento o dare chissà quale insegnamento, ma poiché credo nella forza naturale ed energia pura dell’arte, e soprattutto per me della musica, credo che chi sente forte questa passione abbia quasi una missione, quella di comunicare al prossimo questa energia e donare, donarsi.
Ti sei iscritta al Saint Louis Collage di Roma, è qui che ti sei formata come artista?
La mia formazione artistica comincia giovanissima con il teatro. Ho frequentato una scuola triennale di teatro ed è lì che ho iniziato a studiare anche canto, soprattutto per commedie musicali. L’approfondimento e la formazione completa a livello musicale è proseguita poi negli anni successivi al Saint Louis college of music di Roma, dove ho avuto l’onore di studiare con eccellenti insegnanti quali Stefania Del Prete, Maria Grazia Fontana, Andrea Avena, Dario Zeno ecc. La “Saint Louis College of music” è un’università riconosciuta a tutti gli effetti come una delle migliori nel campo della formazione musicale, dove ho trovato un ambiente molto stimolante sia dal punto di vista dell’insegnamento, che per la grande possibilità di interazione e scambio con gli altri colleghi musicisti e cantanti. Al Saint Louis ho studiato teoria e armonia, solfeggio, pianoforte complementare e teoria, e tecnica di canto. E non nascondo che mi piacerebbe proseguire gli studi che ho portato avanti fino alla scorsa estate.
Il tuo genere musicale è il pop?
Io intendo “Pop” nel senso di musica contemporanea, immediata, una musica che arrivi ad un pubblico vasto e che riesca a comunicare attraverso un linguaggio contemporaneo ma senza dimenticare anche le contaminazioni e influenze della tradizione, con uno sguardo però attento verso il futuro. Non escludo l’ipotesi di potermi esprimere un domani anche attraverso altri generi, ma se parliamo della mia ispirazione attuale e identità del mio attuale progetto (Ep), possiamo sicuramente definire il tutto Pop, anche con qualche sfumatura lievemente rock.
Racconti della tua partecipazione al Festival di Sanremo nel 2007?
Il Festival di Sanremo 2007 è stata un’esperienza meravigliosa che ricorderò per sempre come uno dei momenti più belli della mia vita. Lo ricordo come un sogno inaspettato e per questo ancora più bello. Ero giovanissima, ed ebbi la fortuna di cantare un brano “Amore ritrovato”, che ho amato fin dal primo momento in cui l’ho ascoltato. Ricordo il provino davanti alla Commissione e l’immensa sorpresa nel ricevere la comunicazione della mia ammissione al Festival, nonostante non avessi nessun tipo di aggancio. E per questo ringrazierò per sempre il grande Pippo Baudo, un professionista e prima di tutto un uomo coraggioso e attento ai giovani, disposto ad andare oltre gli schemi, nel momento in cui si innamora artisticamente di un progetto, di un artista. E poi tutto ciò che ho vissuto durante il Festival è stato magico e non basterebbe un intero libro per raccontare tutti i dettagli che rimarranno indelebili nel mio cuore.
Per te questo è un periodo di grande soddisfazione a livello lavorativo?
Sì decisamente. Ho avuto di recente e sto ancora avendo grandi soddisfazioni dal mio lavoro. Sono contenta perché ogni giorno a piccoli passi sto costruendo un cammino solido che si preannuncia ancora pieno di sorprese e davvero di rinascita.
La critica che ti ha ferito più di tutte?
Io credo molto nell’ironia ed autoironia ed avendo questo tipo di atteggiamento verso la vita è raro che io possa offendermi per una “critica”. Inoltre non porto rancore e dimentico in fretta le cose negative, perciò non ricordo di aver ricevuto critiche che mi abbiano in qualche modo ferito. Più precisamente credo che chi fa il nostro mestiere abbia fatto una scelta di comunicare a molte persone e dunque si possa aspettare di poter essere esposti anche ad eventuali critiche. Quello che penso è che non bisogna mai sentirsi “arrivati” e che le critiche costruttive o semplicemente punti di vista diversi dal nostro possano anche essere utili ad una crescita, Perciò, pur avendo una mia forza e soddisfazione per ciò che faccio, sono sempre tendenzialmente aperta ad un ascolto e considero anche probabile e normale poter a volte non incontrar i gusti di tutti, ma si tratta di questioni soggettive. Per quanto riguarda invece le critiche gratuite e senza alcun fondamento o intento positivo o costruttivo, generalmente tendo a filtrarle o a non prenderle in considerazione, senza snobbare nessuno, ma le lascio diplomaticamente cadere.
Il complimento che ti ha gratificato?
Il complimento più bello che generalmente, è quello che ricevo più spesso, è quello di saper emozionare con la mia voce. E non c’è gioia più grande per chi fa il mio mestiere se non quella di riuscire a comunicare emozioni.
Sei una persona semplice, che ti rapporti molto bene con il tuo pubblico, senza star lì a fare la diva che rapporti hai con il divismo?
E’ verissimo, tengo molto ad un rapporto il più possibile spontaneo e naturale con il pubblico. Sono molto grata a tutti coloro che si interessano al mio cammino artistico e che mi dedicano un pensiero affettuoso anche solo in un piccolo momento della loro vita. Credo che non occorra elevarsi a dive, al di là del fatto che il pubblico possa avere una percezione di noi come personaggio, mi piace anche l’idea di essere percepita come una persona semplice e vicina. Sicuramente poi quando sono su un palco e canto mi proietto in una dimensione magica e sentendomi libera e completamente a mio agio riesco ad esprimere tutta me stessa in modo totale, e probabilmente mi trasformo in quello che viene percepito come personaggio, e risaltano in modo più evidente tutte le sfumature della mia personalità. L’arte è catartica ed è secondo me un amplificatore delle nostre percezioni, perciò tutto ciò che di più semplice e naturale esiste in noi, attraverso il veicolo della musica può arrivare in modo ancora più intenso. In questo senso, quell’aura magica che viene percepita non è nient’altro che un’ amplificazione di caratteristiche già insite in noi e che in un contesto quotidiano potrebbero a volte risultare più nascoste. Di sicuro però per poter fare questo mestiere è necessaria molta forza e determinazione e se questa è una caratteristica comune a molte dive o grandi personalità del mondo dello spettacolo, sicuramente posso dire di riconoscere in me queste caratteristiche, ma non amo il divismo fine a se stesso, piuttosto mi piace la magia e l’immaginazione che si sviluppa attorno ad un personaggio che per la sua intensità viene percepito come importante.
Quale è il brano cui sei più legata, è perché?
Ogni brano del mio progetto ha in sé una sua storia e sono legata a tutti allo stesso identico modo. Ma sicuramente sono molto felice di esprimere questa mia rinascita attraverso “Come il mare in me” perché ha in sé tutta la positività e la freschezza di questa mia primavera interiore.
Chi è il tuo modello musicale?
Al di là del fatto che ci sono dei grandi artisti e cantanti che ho sempre stimato tantissimo, credo che l’arte sia un atto spontaneo di espressione e mi piace esprimere me stessa in modo autentico e senza seguire modelli di riferimento. Cerco di seguire sempre il mio istinto e la mia ispirazione.
Il tuo pezzo “Chiamami per nome”, ha avuto un grande successo, ti aspettavi questo risultato?
E'stata una bellissima sorpresa. Tutte le manifestazioni spontanee di gradimento da parte del pubblico mi dimostrano come questo mio ritorno e nuovo progetto sia stato davvero accolto e apprezzato al di là della mia partecipazione a Sanremo, e davvero riconosciuto come una rinascita e nuova fase del mio cammino artistico.
Sei una donna molto determinata?
Sì, devo dire di sì. Un passo alla volta ma senza perdere mai il mio obiettivo e sempre con grinta, coraggio oltre che grande pazienza, tutte caratteristiche necessarie e fondamentali nel mio lavoro.
Ci parli del tuo singolo “Come il mare in me”, e quale è il significato di questo brano?
"Come il mare in me” è un inno alla vita, alla bellezza e semplicità delle emozioni e una testimonianza anche della mia rinascita musicale. E’ un brano fresco e volutamente pop che veicola attraverso una musica leggera e solare un messaggio e dei contenuti comunque intensi. Volevo comunicare al pubblico in modo diretto e più immediato e riuscire in qualche modo a donare anche un po’ di ottimismo. L’elemento dell’acqua che torna anche qui come in tutto il progetto non è un caso. L’acqua è il mio elemento preferito e rappresenta per me il simbolo per eccellenza della rinascita e della trasformazione ed evoluzione che ogni essere umano, artista o non, vive nel suo cammino.
Tu sei una persona ironica, l’ironia aiuta in questo mestiere?
Moltissimo! Come diceva il grande Chaplin “ Un giorno senza sorriso è un giorno perso”. L’ironia è fondamentale nella vita e io direi anche l’autoi
ronia e soprattutto nel nostro lavoro.
Sei critica nei tuoi confronti?
Sono autocritica al punto giusto. Mi piace dare sempre il massimo nel mio lavoro e nel momento in cui mi accorgo che posso dare di più cerco di impegnarmi a farlo, ma sempre con una moderata autocritica.
I tuoi prossimi progetti?
Per ora sono molto impegnata nella promozione del mio nuovo singolo e video. E’ prevista l’uscita dell’Ep nel 2015 e altre piccole e grandi sorprese, oltre che ovviamente anche una serie di concerti. Non vedo l’ora di far conoscere al pubblico anche gli altri brani del progetto.
Vuoi dare un consiglio a chi vuole intraprendere questo mestiere?
Non mollare mai! Cercare di impegnarsi sempre e crearsi una base solida di conoscenza e contenuti e rimanere con i piedi per terra senza smettere mai di sognare. Ma soprattutto non abbattersi mai e proseguire a piccoli passi con fiducia.
Se il canto mette in risalto il talento nella musica di Sara Galimberti, la simpatia cordialità e positività fanno di lei una donna eccezionale.