Autore regista cinematografico e televisivo, Marco Limberti è uno che di strada ne ha fatta. Ricorda con simpatia il periodo in cui esordì a fianco a Leonardo Pieraccioni, Francesco Nuti e Giovanni Veronesi, da allora di tempo ne è passato, e Marco è uno che non si è fermato nemmeno per un attimo, la sua è stata un’escalation verso il successo. Conosciuto al pubblico televisivo nella sit commedy “Love Bugs”, un vero trionfo della Mediaset, in cui è proprio lui il regista delle due serie, con al suo fianco un cast formato da Flavio De Luigi e Michelle Hunziker, e Flavio ed Elisabetta Canalis in quella successiva. Il regista Limberti è uno a cui piace lavorare con il sorriso, perché è più semplice stare in un clima amichevole piuttosto che in uno cui regna lo scontento. Il regista ha appena terminato le registrazioni della serie per il web “Lui, lei & l’altro”, formato da un cast d’eccezione.
Autore regista cinematografico e televisivo, in quale di questi ruoli ti senti più a tuo agio?
In Tutte le cose che abbiamo la fortuna di fare, diciamo così, sono cose abbastanza confinanti, nel senso che sono mestieri diversi nella forma e nei dettagli ma poi alla fine si va sempre a raccontare storie, e a lavorare in equipe con le persone. Queste sono due cose che a me piace fare molto.
Ci parli del tuo esordio?
Ho fatto pratica in uno studio tv di Firenze, dove ho conosciuto anche Pieraccioni. I miei esordi si devono principalmente in momenti diversi, ma quasi contemporanei a Pieraccioni a Giovanni Veronesi Francesco Nuti e Massimo Ceccherini, più o meno queste sono state le persone più importanti che io ho incontrato. Ho cominciato prima come video maker, poi come assistente alla regia con Leonardo poi, come aiuto e poi regista.
Tirando le somme?
Ho fatto venticinque film come aiuto, due da regista e qualcosa come 200 puntate televisive tra film e altro, sono come un camionista che ha fatto tanti km. Però secondo me una cosa bella di questo lavoro, e sia da un lato continuare a sperare appunto nel successo, gli Oscar etc. nello stesso tempo mantenere sempre una dimensione concreta terrena e artigianale.
Quanti e quali sacrifici hai dovuto fare per arrivare dove sei arrivato?
Per le cose che ho intenzione di fare io, non ho ancora incominciato, e non si arriva mai. Comunque sia, sacrifici tanti, però li ho fatti volentieri e credo che poi vadano fatti in tutti i lavori.
Parlaci un po’ della serie web “Lui lei & l’altro”?
Abbiamo appena finito le registrazioni a Roma, e nasce proprio da un’idea mia e di Luca Seta, che tra l’altro è anche uno degli attori. Con Luca ci siamo conosciuti su altri progetti, però c’era la volontà da parte nostra di fare qualcosa di diverso, più commedia, un po’ diversa dalle cose che facevamo di solito, e quindi abbiamo messo su questa serie.
Da chi è formato il cast?
Luca Seta, Michelangelo Tommaso, Cristina D’Alberti, Samanta Picinetti e Massimiliano Galligani.
Mi dici qualcosa su Luca Seta?
Se dovessi definirlo, direi che è inarrestabile, figurati che nel frattempo ha fatto due album da solista. E’ un ragazzo che si da veramente tanto da fare, e poi che dire, Luca prima di tutto è un amico.
Cristina D’Alberto?
Cristina è una rivelazione assoluta, e secondo me rimane un mistero che lei finora non è venuta fuori in maniera pesante. Nello spettacolo generalizzando molto, le donne sono o belle o brave, se sono entrambe le cose, è quasi impossibile non siano ai vertici della categoria. Lei è pazzesca perché e telegenica e cinegenica in maniera imbarazzante, qualsiasi straccio le metti addosso diventa una bomba sexy. Ha retto il confronto con attori comici molto più esperti di lei per quanto riguarda la comicità, quindi una vera rivelazione.
Michelangelo Tommaso?
E’ il perfezionista in tutti i sensi, anche nella vita è un precisino, e deve sapere perfettamente la scena, un professionista. Ha un talento comico anche molto british.
Samanta Piccinetti?
La vedo un po’ come una cappuccetto rosso, una cenerentola, lei è un personaggio delle fiabe che comunque è una specie di principessa distratta che ha portato anche delle cose un po’ assurde a questo personaggio, anche lei molto brava.
Massimiliano Galligani?
Massimo è molto simpatico, comico, bravo, una specie di Ceccherini, lo potrei definire il nostro asso, per me rappresenta il goleador, io lo metto in campo lui entra e segna, dal punto di vista della comicità delle gag quindi mi trovo bene.
Soddisfatto del cast?
Sì sono stati tutti a modo loro delle belle rivelazioni, hanno contribuito a fare alcuni dialoghi o adattarli ma addirittura ognuno di loro ha inventato anche delle puntate, quindi è stata molto carina questa cosa.
Ci parli del lavoro di regista?
E’ un lavoro molto impegnativo, che racchiude in se il mestiere dello scrivere, ma è anche fatto di organizzazione, confronto con gli altri di lavoro di equipe. La sceneggiatura per diventare film ha bisogno per forza di passare anche attraverso il lavoro di altri, e va fatto con disciplina, organizzazione del set etc. In questo io sono stato anche molto fortunato perché ho fatto tanti anni di gavetta come aiuto regista, tanto set, e questo se vogliamo manca a chi si improvvisa in questo mestiere, invece è un lavoro dove non si smette mai di imparare.
Hai fatto anche un'altra serie “Funk Azzisti” che andrà online dall’inizio del prossimo anno, di cosa tratta?
E’ una serie che racconta di alcuni giovani che non studiano e non lavorano, specchio dei nostri tempi. Per quanto riguarda i contenuti e i dialoghi questa serie vuole essere politically uncorrect.
Tu sei il regista della sit commedy “Love Bugs” che ha avuto un successo smisurato, vuoi parlarne?
E’ stato un successone, e per me ha rappresentato il punto di svolta, perché io in realtà son passato dall’aiuto di tanti miti toscani, a regista. Mi sono impegnato come sempre ed è stato uno tra i più grossi successi di Mediaset. E’ stata una cosa bellissima abbiamo lavorato tanto per confezionare ogni serie. La prima con Fabio De Luigi e Michelle Hunziker e la seconda con Fabio ed Elisabetta Canalis. Una troupe fantastica, e una serie bellissima sia da fare che da vedere.
Marco sul set amicone o sergente?
Più amicone, sergente lo ero di più quando facevo l’aiuto, il regista secondo me si deve concentrare sulle cose essenziali, a me piace di più parlare con un sorriso. Poi si deve produrre, la gente si deve far lavorare senza che nemmeno se ne accorgano, in un clima amichevole. Questo è quello che ho imparato da Pieraccioni e Veronesi che sono dei registi gentiluomini, che con il sorriso, si fa sempre quello che vogliono loro.
Come è Marco quando si spengono le luci dei riflettori?
Più o meno uguale di come sono sul set.
Vuoi dare un consiglio a tutti i giovani che vogliono intraprendere questo mestiere?
Di impegnarsi tanto e di imparare dai più bravi, leggere i copioni scritti dai grandi maestri studiare tanto, e poi avere sempre un piano B, perché non è detto che questo lavoro dia il risultato sperato.
Difficile emergere?
Sì come in tutti gli altri lavori, quindi è difficile per tutti, in questo caso un po’ di più.
Secondo te è preferibile andare fuori o restare in Italia per perfezionarsi?
E’ preferibile andare fuori. Io sono andato a studiare cinema in America, le scuole sono care ma vale la pena provare. Ho lavorato per pagarmi gli studi in America, e ho fatto bene ho imparato tanto.
Marco Limberti ha dimostrato durante l’intervista non solo di essere un professionista da cui si può apprendere tanto, ma soprattutto di essere una persona simpatica e amichevole, visto che durante la conversazione è emerso sempre un sorriso da fare da cornice a quello che si può definire un regista a tutto tondo.