La musica pop italiana ha perso uno dei suoi interpreti più raffinati, Giuseppe Mango in arte Mango. La sera del 7 dicembre, mentre era impegnato in un concerto in Basilicata, la sua terra, il cantante è stato colto da un malore che gli è stato fatale: i testimoni riferiscono che si è sentito male proprio mentre stava cantando Oro, uno dei suoi brani più famosi e amati, ma anche il suo personale portafortuna. Dopo aver chiesto scusa per aver interrotto l’esecuzione, lo si era visto ritirarsi in camerino. Coloro che gremivano il “Palaercole” di Policoro (a un centinaio di chilometri di distanza da Lagonegro, patria di Mango) si sono quindi trasferiti in massa all’ospedale locale, dove l’artista è stato trasportato con la massima celerità: un pellegrinaggio inutile, però, dal momento che il loro idolo era già spirato poco prima di varcare le soglie del nosocomio. Aveva compiuto sessant’anni da un mese esatto.
Impostosi tra la fine degli anni ’70 e la metà degli ’80 come una delle voci più flessuose, suggestive e piene di sfumature del panorama canoro italiano, Mango si fece notare nel 1976 grazie a Patty Pravo, che volle includere nel suo album Tanto due delle canzoni già presenti nella prima raccolta pubblicata da quell’allora studente di Sociologia, La mia ragazza è un gran caldo. Da questo stesso album attingerà anche Mia Martini. Il giovane artista lucano era ormai arrivato alla sua terza fatica discografica quando sostenne un provino per la Fonit, nel 1984: grazie ad Oro (che in origine si intitolava Mama Woodoo) riusci a convincere Mara Maionchi. L’ingresso in quella scuderia gli valse la conquista del palcoscenico di Sanremo, una dimensione che amerà e frequenterà molto per tutto l’arco della sua carriera, e del grande pubblico. E soprattutto fu l’inizio di un’attività baciata dal successo in modo continuo, sin dall’inizio. Tre dischi di platino ottenuti nel 1986 con l’album Odissea, che conteneva il brano sanremese Lei verrà, premiato dalla critica; tre dischi d’oro e trecentocinquantamila copie vendute per merito di Adesso, 33 giri del 1987 trascinato dal singolo Bella d’estate, scritto in collaborazione con Lucio Dalla.
Dell’inizio dei ’90 è il sodalizio con Mogol, che produce gli album Sirtaki (1990) e Come l’acqua (1992), in cui compare un altro bel brano sanremese, Mediterraneo. Nel 1994 avviene il suo passaggio alla EMI e la pubblicazione di Dove vai: l’omonimo singolo verrà premiato a Sanremo come miglior arrangiamento. Dopo un fugace ritorno alla Fonit nel 1997 che frutta l’album Credo (centocinquantamila copie vendute, ristampato con l’aggiunta di Luce, brano presentato a Sanremo l’anno dopo), nel 1999 Mango passa alla WEA, con cui pubblica il primo best of, Visto così, quattro dischi di platino. Negli anni a venire gli daranno ulteriori gioie Ti porto in Africa (disco di platino, 2004), considerato l’album della sua maturità, Ti amo così (disco d’oro, 2005 per Sony BMG), L’albero delle fate (disco d’oro, 2007, uscito in contemporanea con una nuova partecipazione a Sanremo) e Acchiappanuvole (disco di platino, 2008). Accanto al Mango interprete solista, sin dagli inizi del suo percorso artistico c’è sempre stato il Mango autore di testi per altre voci: Loredana Bertè (Re, 1986), Loretta Goggi (Io nascerò, 1986), Anna Bussotti (Nessun dolore, 1986), e poi Mietta, Andrea Bocelli, Scialpi, Andrea Mirò. Nel corso della sua carriera poi l’artista è sempre stato aperto a progetti collaborativi di grande respiro (Baglioni, Battiato, il compositore Mauro Pagani, il chitarrista Flavio Sala, ma anche giovani leve del mondo musicale nostrano, come i rocce beneventani Rei Momo). L’ultimo decennio era iniziato nel segno di una partnership con Pasquale Panella, con cui aveva già saltuariamente collaborato in passato, e con lo sbarco su Facebook.
Oltre a tanta buona musica, Mango lascia anche due libri di poesie, Nel malamente mondo non ti trovo (2004) e Di quanto stupore (2007), entrambi editi da Pendragon-Chiaroscuro.