Apassionato di fotografia fin da ragazzino, successivamente attore passa nel 1990 alla telecamera e nel 2001 trova la sua dimensione ideale come regista. Da lì in poi sono moltissime le opere che realizza, tra cortometraggi e documentari. Il suo ultimo lavoro è il film Uscio e Bottega.
Da quali impulsi e pulsioni è nato il tuo film "Uscio e bottega"?
Nel 2011 vidi un bel medio-metraggio sul museo Bardini: - L'opera perduta - il cui interprete principale era Brunetto Salvini, un caro amico che avevo perso di vista da alcuni anni. Lo chiamai per congratularmi con lui. Non sapevo che vivevamo abbastanza vicini di casa, e lui mi invitò ad andare a trovarlo perché mi voleva parlare di un suo progetto: un libro da cui trarre una sceneggiatura per un film. Il giorno dopo ci incontrammo e lui stava scrivendo il libro: - C'era una volta Porta a Porta - ma si era un po' infognato, con molte idee che portavano fuori dalla struttura principale. Cosicché, per tre mesi abbiamo lavorato fianco a fianco alla stesura del libro.La sua unica figlia Lucilla, era venuta a mancare venti anni prima e nella stanza accanto allo studio ove ci trovavamo, sua moglie stava lottando contro un tumore che pochi mesi dopo se la portò via. Brunetto Salvini, soffriva in silenzio, ma si era aggrappato a quel libro alla ricerca di un motivo per continuare a vivere, perché il suo desiderio profondo era quello di ricongiungersi quanto prima alla sua famiglia, nel cimitero a pochi passi da casa sua. Difatti, non appena ultimata la stesura del libro, immediatamente ci siamo messi a lavorare sulla sceneggiatura. Altri tre mesi e la sceneggiatura era pronta. E' stata dura, anche perché Brunetto Salvini viene dal teatro, dal "vernacolo" in particolare e di sceneggiature cinematografiche ci capisce il giusto. Nel libro figurano oltre novanta personaggi, ridotti a sessantasei in sceneggiatura: ogni personaggio che eliminavo durante la stesura della sceneggiatura, lui mi diceva: - No, questo non me lo devi fare! - Ed io con calma cercavo di spiegargli che troppi personaggi guastano la storia, la disperdono, distraggono dall'anima e dal cuore del film. Siamo andati avanti per mesi, un compromesso dietro l'altro, sia da parte mia che da parte sua, ed alla fine la sceneggiatura era pronta. Quindi l'impulso primario inizialmente è stato quello più di "assistente sociale" che si prendeva cura di un uomo di 85 anni che non di uno sceneggiatore/regista intento a realizzare un film.
Che difficoltà incontra un regista indipendente e quali sono stati gli ostacoli incontrati per Uscio e Bottega?
Le difficoltà di un regista indipendente sono a 360° gradi. In prima persona ti deve esporre e mettere in gioco, fin da prima di iniziare a girare il film. Regista indipendente significa anche non avere una produzione ed una distribuzione che si occupa di tutto al posto tuo, anche qui sei tu in prima persona a doversene occupare. Nel mio caso specifico, aggiungo la grande responsabilità di ricevere la collaborazione gratuita di una marea di attori famosi ed il film dovrà essere sufficientemente discreto, se non altro per non rovinare la reputazione dei singoli artisti che gentilmente si sono prestati. Vi sono attori di fama nazionale ed internazionale, che son stati diretti da registi importantissimi, io ad oggi sono ancora uno sconosciuto. Aggiungo che mi sento tutta la responsabilità di lasciare alla storia l'ultima interpretazione cinematografica di diversi attori dell film. In primis il mio maestro ed amico Carlo Monni, al quale ho fatto fare Papa Francesco, ben sei mesi prima del suo arrivo (anche perché girammo quelle scene nel settembre 2012, e Papa Francesco è arrivato a marzo del 2013). Fortuna mia, in qualità di regista "indipendente", che di set ne avevo già cavalcati parecchi e sono stato davvero felice che su questo set vi fosse SEMPRE e COSTANTEMENTE un'atmosfera bella, serena, gioiosa e spesso anche divertente. Posso assicurare che capita di rado, anzi....
La più grande soddisfazione che hai avuto da questo film?
Realizzare un sogno. Non è un semplice progetto, perché con una manciata di migliaia di euro, realizzare un film dal valore di un paio di milioni di euro, è un opera realmente ai limiti dell'impossibile. Se guardiamo le statistiche, su dieci film che nascono solo tre arrivano in sala. Ebbene, non solo noi, col nostro film, facciamo parte di quei tre, ma ancor di più, perché oggi i film escono il giovedì e muoiono la Domenica, i best seller durano due o tre settimane al massimo, noi invece dopo oltre un anno continuiamo ad esser presenti nelle sale. E poi l'onore di lavorare e dirigere un cast di questo livello... anche quella è stata una grande emozione ed il risultato del film completato me ne ha poi dato anche la soddisfazione. Riuscire a realizzare un opera comunque laboriosa: 66 attori e 250 comparse, più la troupe, gli sponsor, i ringraziamenti… quasi cinquecento persone .
Perché le persone dovrebbero andare a vederlo?
Perché è un ANTI-CINEPANETTONE per eccellenza ! Non vi è alcun tipo di volgarità o di violenza, sia fisiche che verbali, non vi è sangue, omicidi e suicidi, e non vi è tutta quella comicità che essenzialmente è stupida e superficiale. La scommessa è quindi una commedia divertente, ma con la pretesa di essere anche di spessore. La fotografia, è stata commentata positivamente, e ne siamo lieti (in particolare il direttore della fotografia Sirio Zabberoni), La colonna sonora è bella, Narciso Parigi ci ha omaggiato con due brani inediti e Luca Bechelli ha fatto degli arrangiamenti deliziosi, oltre a curare egregiamente l’intera colonna sonora. Perché è un film fatto col cuore e la passione, che racconta Firenze con poesia e simpatia.