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Giorgio Faletti è scomparso. Addio a “Vito Catozzo”

il poliedrico artista si è spento nella notte scorsa dopo una lunga malattia

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“Ho sempre sostituito la paura di non farcela con la speranza di farcela di nuovo”. Questa una delle sue massime preferite, con la quale apriva anche il suo sito web, un ottimismo misto a ironia che ci ha lasciato ieri notte, quando Giorgio Faletti è spirato in un letto dell'ospedale Le Molinette di Torino, stroncato da un tumore ai polmoni. Nato nel 1950 ad Asti Giorgio Faletti si fa conoscere come cabarettista negli anni 70 al famoso locale “Derby” di Milano facendo parte del “gruppo repellente”, compagine ideata da Enzo Jannacci e Beppe Viola con Diego Abatantuono, Mauro Di Francesco, Ernst Thole e Massimo Boldi. Successivamente approda negli anni 80 alla trasmissione di Antonio Ricci “Drive In” dove la sua popolarità subisce un'impennata grazie ai personaggi che Faletti presenta al pubblico: si và dall'indimenticato “Vito Catozzo”, guardia giurata sopra le righe (personaggio apprezzatissimo nel tempo anche dalla categoria) alla quale in seguito dedicherà nel 1994 uno dei suoi libri (“Porco mondo che ciò sotto i piedi – edito da Baldini e Castoldi), “Carlino”, tremendo ragazzino di Passerano Marmorito, “Suor Daliso”, suora rockettara e dal ceffone facile, “Il testimone di Bagnacavallo”,parodia di un adepto religioso; personaggi che faranno conoscere lui e la trasmissione a milioni di telespettatori e segneranno più di una generazione. Non solo cabaret, peraltro davvero seguito in tv, con partecipazioni a “Emilio”, Fantastico” e “Stasera mi butto” ma anche attore con la miniserie “Colletti bianchi”, dove esordisce come autore e cantante con l'omonimo  Ep e che gli apre una parentesi musicale che lo porterà a scrivere e cantare ben sette album e a mancare, per pochissimi voti, la vittoria ma facendogli vincere il premio della critica al Festival di Sanremo del 1994 con “Signor tenente”, canzone ispirata dalle stragi mafiose di Capaci e via D'Amelio e sulle condizioni lavorative delle forze dell'ordine. Giorgio Faletti ha poi suscitato l'attenzione della critica con i suoi lavori letterari, partendo dal thriller “Io uccido” del 2002 e i successivi, come “Niente di vero tranne gli occhi” oppure “Io sono Dio”, che lo porteranno nel 2005 a ricevere dalla Presidenza della Repubblica il premio “Vittorio De Sica” per la letteratura e un largo apprezzamento da parte dei lettori, con milioni di copie vendute. Trova anche modo di esprimere la sua vena pittorica, eseguendo varie opere nel corso del tempo che poi appariranno anche nei suoi libri. Nel 2002 era stato colpito da ictus, senza riportare significative conseguenze mentre da diverso tempo soffriva di una complicazione tumorale ai polmoni che lo aveva costretto ad annullare i suoi spettacoli già in programma con un messaggio che nascondeva il sapore amaro dell'addio: “Cari amici, purtroppo a volte l’età, portatrice di acciacchi, è nemica della gioia. Ho dovuto a malincuore rinunciare alla pur breve tournée per motivi di salute legati principalmente alle condizioni precarie della mia schiena, che mi impedisce di sostenere la durata dello spettacolo.Mi piange davvero il cuore perché incontrare degli amici come voi è ogni volta un piccolo prodigio che si ripete e che ogni volta mi inorgoglisce e mi commuove. Un abbraccio di cuore.” . Faletti con il suo estro ha abbracciato generazioni di italiani, che adesso lo ricordano appassionatamente, come ad Asti, la sua città d'origine, dove il sindaco ha già annunciato l'intenzione di dedicare uno spazio pubblico al conosciuto e amato cittadino e dove, per martedì 8 luglio alle ore 15, è previsto il funerale, alla Basilica della Collegiata di San Secondo.

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