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Quentin Tarantino il regista cinefilo per eccellenza

Una immensa passione per il cinema di tutto il mondo e un amore sconfinato per il cinema ,

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Una videoteca come scuola/lavoro, sono le tre prerogative che delineano in maniera netta e singolare un autentico genio con una personalità nata e votata ad esaltare il cinema di genere omaggiandolo in tutte le sue forme per poi mescolarlo a dovere stando attento alle sfumature di tutti i suoi multeplici ingredienti. Soltanto un genio come Quentin poteva creare un nuovo modo di fare cinema "scopiazzando", emulando ed esaltando tutto quello che era già stato fatto nei decenni precedenti, in Italia come in Cina, in Europa come nel resto del mondo.

Nella sua concezione di fare cinema c'è sempre un occhio di riguardo allo spettatore classico, quello che riempe le sale per interdirci, quello che innanzitutto si vuole divertire quando va al cinema, pur non dimenticando dell'esigenza del suo palato fino, quello che da sempre infine, vive per ammirare il cinema di genere. Horror, poliziesco, gangster-movie, arti marziali , fantascienza, trash-movie ,western è l'oppio dei popoli del mondo in celluloide e Tarantino questo lo ha sempre saputo. Immerso nel suo piccolo mondo antico nell'epopea dell'universo vhs nel quale lavorava da ragazzo, Quentin poté affinare con grande senso artistico come estensione della sua brillante personalità, il senso del cinema che coinvolge le masse, l'opera cinematografica che non ha confine perchè spendibile in tutte le parti del mondo, in tutte le culture senza aver problemi di dogmi o reminiscenze religiose alle quali dover pagare dazio. La sua prima grande occasione risale al 1987, quando ancora lavorava alla Videos Archives, insieme al suo amico Roger Avary firma e vende la sceneggiatura di "Una vita al massimo" del compianto Tony Scott, che uscì nelle sale ben 6 anni dopo, riscontrando un buon successo di pubblico. Tra l'altro il film gode del fatto che può essere tranquillamente considerato il primo esempio di cinema "Pulp" del quale lo stesso Quentin, alcuni anni dopo ne sarà, il più rappresentativo fautore.

Dopo aver scritto nel 1989 la sceneggiatura di :"Natural born killers" per Oliver Stone(che usci poi nelle sale solo nel 1994), la sua grande occasione gli si presenta nel 1991 quando grazie al successo delle sceneggiature scritte in precedenza riuscì ad ottenere la regia della sua prima e riuscita opera da regista per: ”Le iene” dove la sceneggiatura, ancora una volta, fu scritta a quattro mani insieme all'amico Avary. Il film uscì nelle sale l'anno dopo e fu un grande successo di pubblico e critica. Entrambi le compagini rimasero colpite dal nuovo stile, a dir poco irriverente, di fare cinema; la pellicola si fece apprezzare da subito per una certa originalità nel trattare innanzitutto i dialoghi che appaiono dalle prime battute del film serrati e irriverenti, dotati di un notevole e spiccato sarcasmo e da i personaggi stessi pervasi da un cinismo marcato e da una moralità a dir poco ambigua. La violenza presentata da Tarantino non è soltanto nuda e cruda, ma è assolutamente veritiera in quanto realistica e richiama senza mezzi termini la rappresentazione della stessa in pieno stile anni '70, figlia quindi, di quel modo di fare cinema che era presente nel filone “polizziottesco” all'italiana stimato e osannato da sempre dal nostro  regista.

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