“Trump metti un Cd e mandali a fare in c…! Che te ne frega di avere Bocelli dal vivo. Che te ne frega se Bocelli sia li. Certo è un’icona, lo vedi, lui non ti vede. Ma che ti frega di avere i tre? Prendi tre nanerottoli e poi dici sono il “Volo”. Metti un Cd che ti costa un c… e risparmi. Ma tu non vuoi risparmiare e allora li inviti”.
E’ con queste parole, con il tipico linguaggio scorretto e colorito, che sabato 7 gennaio 2017 Vittorio Sgarbi ha commentato su Facebook il rifiuto di Bocelli e del trio il “Volo” di partecipare al concerto per l’avvio della presidenza Trump. I cantanti avevano motivato la scelta dicendo di essere contro il populismo xenofobo del Presidente eletto degli Usa.
Così il critico d’arte aveva sdegnosamente commentato la scelta del trio musicale di rifiutare l’invito. “Ma come, erano dei bambini e hanno avuto delle idee? Qualcuno le conosce le loro idee? Loro devono cantare o essere d’accordo con le idee di Trump? Ammesso che anche Trump abbia delle idee”.
Nella stessa giornata era arrivata via Facebook anche la risposta di Gianluca Barone, uno dei tre ragazzi de “Il Volo”: "Rimango del parere che un cantante non è un cd ma una persona libera di scegliere “come”, “quando”, “per chi” cantare”.
Ieri il nuovo attacco di Sgarbi che prima ha detto ironicamente di essere dispiaciuto per averli attaccati e poi ha rincarato la dose dicendo che su “Il Volo” è “possibile dire di peggio”. “No ho nessuna pietà per loro – ha detto Sgarbi -. Non perché non sia giusto che uno non canti per chi non gli piace e questo è perfettamente legittimo”. Ma poi il critico, con aria cupa e sospettosa, ha detto: “Ma siamo certi che Trump li abbia invitati veramente? Ho un dubbio”.
Sgarbi ha quindi sostenuto che l’invito di Trump sia stata solo un’invenzione per farsi pubblicità e che il rifiuto all’invito fosse solo ipotetico: “Se Trump ci chiedesse, gli diremmo di no, perché noi siamo contro i populisti xenofobi”. Dopo di che il polemista ha affermato di avere “un documento segreto”, “una comunicazione molto precisa” che “dice che quella lettera non c'è, ve la siete inventata per fare i fenomeni".