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Mediaset Vivendi, Sic e Corte di Giustizia Europea: parla Enzo Carra, relatore di minoranza della Legge Gasparri

Intervistato dal sito VigilanzaTv, il fondatore della Margherita già Segretario della Commissione di Vigilanza Rai svela i retroscena della legge bocciata in Ue

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A seguito della bocciatura della Legge Gasparri da parte della Corte di Giustizia Europea, l'ormai annosa diatriba Mediaset-Vivendi si è ulteriormente complicata. Secondo l’Unione Europea, infatti, la legge che porta il nome dell’ex Ministro delle Telecomunicazioni e attuale senatore di Forza Italia nonché membro della Commissione di Vigilanza Rai, viola l’articolo 49 del Trattato Ue. Una sentenza definita "storica" alla quale il Senatore Gasparri ha risposto chiamando in causa il Centrosinistra. E imputando a presunte "concessioni" a quest'ultimo l'introduzione dei tetti del Sic (Sistema Integrato delle Comunicazioni) contenuti nel provvedimento e finiti nel mirino della Corte Europea.

Una risposta che ha suscitato le obiezioni del Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi. Quest'ultimo, in un articolo sull'Huffington Post, ha rammentato lo scenario politico-istituzionale nel quale si dipanò l'iter della Legge Gasparri, citandone il relatore di minoranza, Enzo Carra

Giornalista, più volte Deputato, già portavoce della Democrazia Cristiana nella segreteria di Arnaldo Forlani, già esponente di spicco della Margherita (della quale è stato tra i fondatori), del Partito Democratico e poi dell’UdC, all’epoca in questione era membro della Commissione di Vigilanza Rai, della Commissione Cultura nonché per l'appunto relatore di minoranza della legge sull’emittenza televisiva ora respinta dalla Ue.

In un'intervista pubblicata dal sito vigilanzatv, Enzo Carra ha effettuato diverse precisazioni riguardo al provvedimento in questione. "La Legge Gasparri va vista soprattutto come operazione di salvataggio della Rete4 e di Emilio Fede che avrebbe dovuto trasmigrare sul satellite. Allora direttore e conduttore del Tg4, Fede, legatissimo a Silvio Berlusconi, era il ventriloquo del Cavaliere. Benché fossero Canale5 e Italia1 a portare a casa i grandi numeri in termini di ascolti e di pubblicità, era Rete4 il “braccio armato politico” del Cavaliere".

Quanto al Sic, Carra puntualizza che "non nacque per 'concessione al Centrosinistra' come sostiene Gasparri, bensì per impedire che Telecom potesse investire nel settore televisivo. In altri termini, scongiurato il tentativo di costruzione del Terzo Polo da parte di Roberto Colaninno, si mirava a evitare che qualcun altro ritentasse il “colpo". 

Enzo Carra prosegue poi: "Da relatore di minoranza qual ero, m’impegnai nel mettere in luce come quella Legge fosse stata studiata per tutelare il Cavaliere e le sue Tv". E sottolinea come essa [...] finì per indebolire la Rai, di cui all’epoca Berlusconi, Presidente del Consiglio, era per così dire socio di maggioranza. A quei tempi la concorrenza tra le reti televisive si concentrava tra quelle che erano nei primi sei tasti del telecomando. Di fatto il Cavaliere finì allora per impadronirsi di cinque dei sei tasti, lasciandone uno, la Terza Rete Rai, all’opposizione che però, dopo la sconfitta elettorale del 2001, faticava a rimettersi in ordine".

Interrogato sulla contingente situazione del Servizio Pubblico Radiotelevisivo, Enzo Carra ha concluso che: "La legge Gasparri tra gli altri effetti ha avuto quello di togliere un pezzo d’anima alla Rai e dall’altra parte nessuno ha lavorato a una legge diversa che si occupasse del presente e del futuro di questa azienda e del servizio pubblico". Sottolineando tuttavia come, per paradosso, il tentativo d'impedire l'avvento di altri operatori privati che potessero minacciare Mediaset non sia andato poi a buon fine. "Basti pensare a La7, che ha via via eroso ascolti proprio a Rete4 nel campo dell’approfondimento politico".

In ultima analisi, insomma, la vittima principale della Legge Gasparri fu proprio la Rai, rimasta - per ribadire le parole di Enzo Carra - senza "un pezzo d'anima". Una ferita che, a nostro avviso, nel giro di sedici anni (il provvedimento risale al 2004), si è notevolmente incancrenita.

Intanto, la sentenza della Corte di Giustizia Ue, che il 3 settembre ha bocciato la legge Gasparri, innesca i suoi primi effetti nel nostro Paese. L’AgCom chiederà infatti al governo presieduto da Giuseppe Conte una riscrittura del provvedimento. E in particolare di quelle norme antitrust che oggi impediscono a un’azienda di crescere sia in ambito televisivo sia nel campo delle telecomunicazioni e di Internet.

 

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