Il Segretario della Vigilanza Rai Michele Anzaldi torna a incalzare la sua commissione scrivendo ai colleghi parlamentari riguardo alla situazione incresciosa venuta a crearsi relativamente al conflitto d'interesse di agenti e conduttori e delle società di produzione esterne all'azienda del Servizio Pubblico Radiotelevisivo, situazione che abbiamo descritto a profusione qui. L'On. Anzaldi scrive: "Cari colleghi, l’applicazione da parte della Rai della Risoluzione contro i conflitti di interessi di agenti e conduttori rappresenta una schiaffo senza precedenti non soltanto alla commissione di Vigilanza Rai, ma a tutto il Parlamento."
E illustra: "Mai si era vista un’azienda pubblica decidere di applicare “con deroghe”, e persino con un’ulteriore dilazione di un anno, una precisa risoluzione parlamentare, peraltro approvata all’unanimità, ben 3 anni fa, dalla passata legislatura e riconfermata sempre all’unanimità da questa legislatura. Nessun Cda può derogare a norme e atti di indirizzo del Parlamento, così come non può derogare alle leggi. Secondo il principio contenuto nelle linee guida della Rai, basterebbe un voto del Cda per derogare al codice degli appalti o chissà che altro. Davvero si vuole consentire una situazione del genere?"
Dopodiché il Segretario rincara: "Peraltro la Risoluzione non soltanto è stata votata dal Parlamento, ma la sua applicazione è stata sollecitata da un’apposita delibera Agcom, anche dopo una consultazione pubblica cui ha preso parte la stessa Rai. Per questo vi chiedo di valutare di richiedere ai presidenti delle Camere un incontro, un colloquio con tutti i membri dell’ufficio di presidenza della commissione di Vigilanza, affinché la questione venga posta con forza al massimo livello e il Parlamento venga rispettato"
"Il lavoro parlamentare" prosegue l'On. Anzaldi "non può essere sbeffeggiato, umiliato, ignorato in questa maniera da chi intende mantenere a spese degli italiani condizioni di assoluto privilegio e rendite di posizione immotivate. Credo che sia un nostro preciso dovere non soltanto tutelare il lavoro delle istituzioni che rappresentiamo, ma soprattutto tutelare i soldi dei cittadini che con il canone finanziano il servizio pubblico per quasi 2 miliardi di euro all’anno. Riterrei doveroso che l’appuntamento venga chiesto ai presidenti Fico e Casellati prima dell’audizione in commissione dell’amministratore delegato Salini, prevista per il prossimo 8 luglio".