La voce sulla presunta trattativa tra il Premier Giuseppe Conte e Silvio Berlusconi continua a rincorrersi sulla stampa e nei palazzi del potere. Su quali basi l'attuale premier dovrebbe negoziare con il suo ex omologo? Semplice, vacillando i numeri in Senato con i vari transfughi grillini che hanno lasciato il Movimento e con il possibile putiferio relativo al Mes che potrebbe creare ulteriori scissioni nel M5s, i voti di Forza Italia tornerebbero utili per non far cadere il Governo (e lo stesso Conte). Quest'ultimo, dunque - e qui c'entra anche il suo incontro di qualche giorno fa con l'Ad Rai Fabrizio Salini - avrebbe promesso l'eliminazione della pubblicità dal Servizio Pubblico per favorire le reti del Biscione. Quale sarebbe il tornaconto per l'Amministratore Delegato Rai? Il prolungamento del suo incarico.
Il Segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi (Iv) definisce su Facebook la possibile trattativa: "Un accordo che farebbe impallidire qualunque precedente, altro che gli accordi sulle riforme della Bicamerale e del Nazareno. Se davvero questo è il progetto di Conte", preconizza l'Onorevole di Italia Viva, "come step successivo aspettiamoci l'aumento del canone, per far rientrare dalla finestra delle tasche degli italiani quello che la Rai perderà dalla porta con l'eliminazione della pubblicità. Va a finire che Conte riporterà il canone a 113,5 euro, dopo che Renzi l’aveva tagliato fino a 90? Sarebbe uno scandalo incredibile".
Il Segretario vuole offrire al premier il beneficio del dubbio e rilancia: "Se Conte ha invece la coscienza pulita, se non ci sono dietrologie, non soltanto il canone non va aumentato, ma le risorse pubblicitarie sottratte alla Rai dovranno essere ridistribuite a tutto il sistema dell'informazione, con precisi tetti per sostenere carta stampata, web, tv locali".