C'era una volta, non tanto tempo fa, il M5s che sbandierava lo slogan "Fuori la politica dalla Rai". Slogan gridato a gran voce fin dalla nascita del Movimento, ripetuto ad abundantiam durante la passata legislatura con i grillini all'opposizione in Parlamento e Roberto Fico presidente della Commissione di Vigilanza Rai, e utilizzato come ariete per sfondare la breccia elettorale durante la campagna per le politiche del 2018. Addirittura, Beppe Grillo dichiarava ai cronisti nel giugno 2018: "Rai Tre, Rai Due e Rai Uno: due saranno messe sul mercato e una senza pubblicità . Questo dice l’Elevato e accontentatevi di questo". Una volta vinte le elezioni, e siglato un inusitato patto con la Lega per giungere a Palazzo Chigi, i pentastellati e "L'Elevato" hanno assaporato per la prima volta il predominio sulla Rai (spartendoselo con il Carroccio), e tutti i buoni propositi sono svaniti come neve al sole. Anzi, si può dire che la Rai non sia mai stata lottizzata come in questo periodo storico. Ma con qualche peculiarità rispetto al passato.
Già , perché se perfino ai tempi della maggioranza bulgara di Silvio Berlusconi permanevano nel Servizio Pubblico Radiotelevisivo alcune, seppur piccole, "zone franche" dove contavano il merito e le competenze, ora invece personaggi come Tinny Andreatta - colei che ha salvato più volte la Rai dal disastro con la mirabile gestione della Fiction - sono costretti a migrare in altri lidi, e il reclutamento della nuova linfa vitale passa solo ed esclusivamente dalla politica, spesso in tandem con le manovre degli agenti televisivi più potenti.
In tutto questo, l'ex duro e puro M5s fa la parte del leone, con al vertice di tutto lui, Vincenzo Spadafora, potente Ministro dello Sport e delle Politiche Giovanili nonché ombra di Luigi Di Maio, che lo ha reclutato da quella "vecchia politica" tanto odiata dal Movimento. Spadafora è per esempio causa delle ambasce di Lorella Cuccarini, immolata in olocausto sull'altare delle velleità di conduzione solitaria di Alberto Matano, grande amico del Ministro; ma anche vero ispiratore della policy del direttore di Rai1 Stefano Coletta, che lungi dall'essere in quota Pd come pensavano i dem, vanta in realtà affinità ben più elettive con il buon Vincenzo da Afragola. Se poi ci mettiamo che, per il Partito Democratico, in Rai il punto di riferimento è Dario Franceschini, primo fautore dell'alleanza con i grillini, si capisce come questi ultimi abbiano il coltello dalla parte del manico a Viale Mazzini.
Mentre il Carroccio, dal canto suo, continua a regnare in Rai malgrado non governi il Paese da quasi un anno, il M5s si aggrappa al vecchio patto con i leghisti per mantenere i privilegi ottenuti nel Servizio Pubblico Radiotelevisivo, accaparrandosi come può à mbiti sempre più cospicui di potere. Parliamo per esempio della direzione di Rai3, consegnata dal Pd al M5s in cambio di un contentino per Mario Orfeo alle redini del Tg3, piazzando così al timone della Terza Rete Franco Di Mare, una nomina fervidamente caldeggiata dal solito Spadafora. La "grillizzazione" di Rai3 si esprime per esempio nell'idea di collocare alle redini di Agorà Luisella Costamagna, amatissima dai grillini e inserita da Alessandro Di Battista in una ristretta rosa di "giornalisti liberi", grande nemica del Pd, di Matteo Renzi, di Matteo Salvini, di Silvio Berlusconi e di tutto ciò che non gira attorno all'orbita pentastellata. Ma anche quella di destinare Gad Lerner a una prima serata - ricordiamo che Lerner è appena passato al Fatto Quotidiano, da sempre house organ del M5s.
Quanto allo storico programma Mi Manda Raitre - che, dal momento in cui sono arrivati al governo, i grillini non amano più come un tempo quando faceva le pulci agli esecutivi precedenti mentre ora pungola loro - ne farà le spese il conduttore Salvo Sottile, in favore probabilmente di Benedetta Rinaldi già compagna di avventure di Di Mare a UnoMattina qualche anno fa. L'idea, secondo voci di Viale Mazzini, è quella di rendere Mi Manda Raitre un po' più allineata con il Governo Conte. La giustificazione della cacciata di Sottile in quanto "esterno" all'azienda si scontra con l'ipotesi della Costamagna, anch'ella per l'appunto esterna chiamata a sostituire l'interna Serena Bortone, in viaggio verso Rai1. E se la decisione di affidare Agorà Estate a Roberto Vicaretti fa storcere il naso al Partito Democratico quasi quanto la possibilità di avere l'acerrima nemica Costamagna alla conduzione invernale, praticamente tutti i partiti - dai Dem alla Lega - stanno cercando di "salvare" Sottile e al tempo stesso Mi Manda Raitre dallo tsunami grillino.
Il tutto, mentre nel tanto sbandierato "repulisti sovranista" che avrebbe dovuto porre in essere l'Ad Fabrizio Salini (anch'egli, ricordiamo, in quota Spadafora-Di Maio), sono stati riconfermati praticamente tutti i personaggi vicini al Centrodestra (in primis Pierluigi Diaco, che fa ascolti monocifra con Io e Te su Rai1, doppiato giornalmente da una soap turca). Con buona pace del M5s che, se nel Paese governa più o meno allegramente con il Pd, in Rai coabita invece gaiamente con il concubino Carroccio, mentre la Sinistra è ridotta al misero livello di "voyeur" non partecipante.