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Intervista alla fotografa Sabina Filice

Grinta determinazione e professionalità distinguono Sabina Filice che riesce a far sentire ciò che lei vede attraverso l'arte dei suoi scatti

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Grinta determinazione professionalità fanno da cornice a Sabina Filice fotografa di successo che fa del suo lavoro una grande passione, la stessa che si percepisce quando si guardano le sue foto. Sabina può vantare scatti a personaggi del calibro di George Clooney, Matt Demon, Lucio Dalla, Ligabue etc. ma per lei non vi è alcuna differenza tra una persona famosa e una che non lo è, perché spiega che ciò che conta è, cogliere l’essenza. Sabina si è dimostrata disponibile a raccontare dei suoi esordi e dei suoi lavori, il tutto all’insegna della semplicità.

Ti diplomi all’Istituto di grafica pubblicitaria di Torino cui segue un corso di Marketing & Comunicazione che ricordo hai di quel periodo?
Il ricordo è di una ragazza che voleva a qualsiasi costo raggiungere la propria indipendenza e libertà. Io studiavo, ma nel frattempo lavoravo in una panetteria e davo ripetizioni di analisi logica e grammaticale a due ragazzine che si preparavano per l’esame di scuola media. Le materie che mi appassionavano di più erano storia dell’arte, grafica e cinematografia. Avevo fretta di lavorare, perché dovevo raggiungere prima possibile il mio obiettivo.  Il sogno più grande all’età di 18-19 anni era possedere una casa tutta mia, sogno che riuscì a realizzare all’età di ventinove anni, acquistando una casa nel centro di Torino. Il mio primo mattone rimane il sacrificio di cui vado più fiera, perché ho fatto tutto da sola, dal mutuo all’arredamento vivendoci da sola per sette anni. Lo studio ho iniziato ad apprezzarlo più avanti, quello che più mi caratterizza è la curiosità e la voglia di acquisire nuove conoscenze.

Quando è nata la tua passione per la fotografia?
Credo di aver sviluppato una passione conscia intorno ai dieci anni, ma l’evento scatenante di dover rappresentare tutto per preservarlo è stato l’improvvisa scomparsa di mio padre. E’ come se avessi voluto immortalare ogni attimo per evitare che mi fosse strappato dalle mani, sono stata l’incubo dei miei amici per una vita, perché giravo con la mia macchina a fotografarli in ogni serata o attimo passato insieme. All’istituto di grafica e fotografia ho potuto per 4 anni sviluppare foto in camera oscura, la parte più divertente, mentre trovavo pesante la parte teorica. E’ diventata una professione a 360° quando ho voluto cambiare totalmente vita, rimettermi in gioco, fare esclusivamente ciò che mi piace e mi fa stare bene. Avevo la necessità di esprimere la mia creatività. Oggi mi reputo fortunata.

Sabina tu realizzi servizi fotografici per Tv cinema spot pubblicitari etc. ci dici quanti sacrifici hai dovuto fare per arrivare, dove sei arrivata?
La mia è una storia complessa, dura, per anni ho dovuto soffocare la mia passione per rincorrere un lavoro che non mi piaceva e convivere con persone con le quali non condividevo nulla, fino a quando oramai esausta e svuotata ho avuto il fegato di reinventare la mia vita e dedicarmi allo scopo principe della mia vita. Il primo anno l’ho passato a girare di evento in evento per capire le dinamiche e le varie ambientazioni, i giochi di luce, i tagli. Ero stravolta, ma lucida, era come avessi chiaro il mio percorso e i miei obiettivi. Le occasioni professionali migliori, come l’aver lavorato con diversi registi cinematografici/televisivi o come fotografa di scena per spot pubblicitari passati in Rai e Mediaset, sono venute di conseguenza, in crescendo; come una matrioska ognuna ne portava un’altra. I sacrifici veri sono quelli passati in quegli ambienti privi di fantasia ed emozioni del mio passato lavoro impiegatizio. Ora, mi piace talmente tanto il mio lavoro, che ogni sacrificio sfuma al primo scatto.

Secondo la tua esperienza personale emergere nell’ambiente della fotografia è più difficile per una donna rispetto ad un uomo, cioè vi sono differenze riguardo ai trattamenti?
All’inizio sentivo parecchio scetticismo da parte dei colleghi, perché dicevano che le donne solitamente dopo due anni sparivano per la famiglia, perché fare la fotografa vuol dire stare fuori a qualunque ora e non esiste il riposo del fine settimana, anzi. Capitano di rado delle situazioni in cui rimane quel dubbio che il tuo essere donna porti con se una valenza duplice che non si accomuna con la professione. Come donna nella professione non mi sento diversa e non sopporto chi prova a farmi sentire tale. Nei book fotografici ad esempio il fatto di essere donna gioca a mio favore, perché le donne si sentono più tranquille e sono più spontanee. Sui set queste grandi differenze non le ho viste. C'è anche da dire che ho un carattere molto forte e non mi faccio prevaricare facilmente.

Che cosa vuoi trasmettere attraverso il tuo lavoro?
Voglio rappresentare quello che sento a livello istintivo e credo che questo si noti nelle mie foto. Ho raccolto svariate testimonianze che mi parlano non della bellezza o della nitidezza della foto, ma bensì dell’emozione che ho suscitato in loro, mi parlano del loro sentire. Quello per me è l’apice della soddisfazione, perché sono riuscita nello scopo di fissare e trasmettere un qualcosa di impalpabile, il sentimento.

Chi è il tuo punto di riferimento?
Nella fotografia non ho punti di riferimento. Non cerco mai di prendere spunto da grandi fotografi del passato o da quelli attuali. Ci si confronta, ma la fotografia è un’arte innata o c’è o non c’è, aldilà di qualunque tipo di studio. Io lavoro sempre d’istinto e di pancia, senza seguire nessun tipo di stereotipo o tecnica. Nella vita invece il mio punto di riferimento è il mio compagno Luigi che crede tantissimo nella mia professione.  Se riesco a svolgere questo lavoro, che io definisco passione e gioco, con serenità e stimolo è soprattutto grazie alla sua comprensione che è indispensabile per gli orari che ho e le trasferte che faccio.

Qual è la foto cui sei più affezionata e per quale motivo?
Una foto che ho sempre con me nel portafoglio. Sono io, a due anni, in braccio al mio papà che ho perso tragicamente a dodici anni. In quell’istante ero in estasi, mi sentivo forte, protetta. La tengo con me, perché voglio sentirmi sempre come ero tra le sue braccia.

Qual è invece il luogo che hai visitato per lavoro e ti ha insegnato tanto?
Se parliamo di insegnamento a livello umano credo che il reportage in India nelle scuole di Lonavla mi abbia colpito profondamente. Penso sempre al contrasto di questi bambini, che hanno poco o nulla, ma sono ricchi spiritualmente e mi ricevono nelle loro classi in maniera composta, con un rispetto per quello che sto facendo, è come se sapessero che sto donando loro l’immortalità. Gli occhi che ridono alla vita e che ti entrano nel cuore lasciando un segno indelebile.

Sabina tu puoi vantare scatti a persone del calibro di George Clooney, Matt Damon, Alessandro Gassman, Lucio Dalla, Ligabue, Zucchero, Antonello Venditti e si potrebbe andare ancora avanti, vuoi parlare di queste esperienze?
Sembrerà irriverente, ma non è importante chi e/o cosa c’è davanti alla macchina.  Quello che ho in testa è carpire la situazione e cogliere l’emozione in modo che ogni dettaglio e sfumatura siano trasmesse a chi guarderà la foto. Solo davanti a Vasco, che è stato il mio idolo giovanile, ho avuto la tremarella poco prima di fotografarlo. L’avevo visto molte volte, ma non l’avevo mai fotografato e volevo un servizio impeccabile. È come se, in quei momenti, io diventassi la macchina, o che la macchina mi inglobasse, pronta all’uso, a scattare ad ogni sollecitazione. Il soggetto chiunque sia, divo o un barbone, merita la medesima attenzione se vuoi essere capace di coglierne l’essenza.

Secondo te, quali sono i vantaggi e gli svantaggi nel mestiere di Photographer?
Tra i vantaggi c’è sicuramente quello di avere l’opportunità di viaggiare molto, di confrontarti ogni giorno con persone nuove e di diverse realtà. Tra gli svantaggi c’è la grande concorrenza che continua ad aumentare. Oggi tutti possono permettersi un reflex e moltissima gente pur non essendo fotografo professionista si avventa nei servizi, eventi o matrimoni.  Sono in molti ad accettare di lavorare gratuitamente in cambio di pubblicità danneggiando la categoria dei professionisti che per arrivare dove sono hanno dovuto prepararsi tantissimo e fare molti sacrifici.

Quali gli scatti che prediligi?
I ritratti, anzi le espressioni delle persone. Mi piace scrutare nell’anima di ogni autore e vorrei che fossero le foto e i volti a parlare. Sono la parte caratterizzante dei miei lavori e credo anche quella che mi attrae maggiormente. La strada mi ha regalato delle istantanee di personaggi che a distanza di tempo, sono in grado di dire esattamente come sono, e mi viene un nodo in gola e la sensazione del primo giorno di scuola ogni volta che le rivedo. Mi piace moltissimo anche la fotografia di scena, perché è difficile riuscire a raccontare l’anima di un film, piuttosto che di una pubblicità o di una rappresentazione teatrale senza che ci sia alcun movimento come nei video. 

Nel tuo lavoro devi necessariamente fotografare gli altri, ma parliamo di Sabina, che rapporto hai con l’immagine, in altre parole ti piace essere fotografata?
Non posso che essere d’accordo con una citazione del grande fotografo Henri Cartier Bresson “Le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento”. In questa frase è racchiuso davvero tutto. A me piace essere fotografata, perché solo attraverso l’immagine riesco a rivivere ogni istante della mia vita.  Voglio poter ricordare ogni singolo momento bello o brutto che sia, catturare e farmi catturare e se non me ne accorgo il risultato sarà anche più piacevole.

Sabina vuoi dare un consiglio a chi intende affacciarsi al mestiere di Photographer?
Beh, io ci sono arrivata in tarda età alla mia scelta di vita, ma ciò che posso consigliare è crederci sempre, anche quando tutto sembra girare storto, anzi è proprio lì il momento che bisogna tener duro e avere la forza e la determinazione per andare avanti. Non bisogna aver paura di fare una scelta drastica e di non farcela. Io mi sono licenziata da un posto di lavoro a tempo indeterminato dopo 11 anni di servizio, perché credevo e credo tuttora in quel che faccio. Sono stata talmente determinata in ciò che volevo che alla fine i risultati sono arrivati. La maggior parte delle persone con cui parlo, mi dice di essere fotografi, poi scopro che sono falegnami, consulenti informatici, commercianti. E’ l’insicurezza che crea le basi per la creatività e bisogna rischiare e mettersi alla prova nella vita, credere in ciò che si vuole, ma credere soprattutto in se stessi, altrimenti ci si nasconderà sempre dietro alle paure dell’insuccesso e non ci si esporrà mai.  Io vivo unicamente di questo lavoro e credo sia obbligatorio se vuoi fare la differenza. Non è sufficiente avere una reflex costosa o aver fotografato un personaggio importante per sentirsi un fotografo. Credeteci sempre, lavorate con passione e cercate di lasciare una vostra impronta evitando di copiare le idee.

Sabina i tuoi scatti si possono trovare nel tuo blog?
Sì e il link è www.sabinafilice.blogspot.com

Gli scatti di Sabina Filice non necessitano di alcun commento considerando che sono le immagini a parlare da sè!

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