1) Chi è Fabio Di Gioia?
Sono un laureato in Scienze e Tecnologie Agrarie presso la Facoltà d'Agraria di Firenze, che da 7 anni si occupa del recupero della biodiversità concernente tutto l'insieme delle varietà vegetali antiche presenti nel territorio toscano. Per 1 anno ho collaborato con l'allora ARSIA della regione Toscana alla gestione delle banche dei semi e dei coltivatori custodi regionali nel progetto di recupero all'interno della legge regionale 64/2004. Successivamente ho approfondito le conoscenze pratiche di questo settore, venendo a contatto con agricoltori, appassionati e associazioni che si occupano ancora dell'autoproduzione dei semi e dei frutti antichi. Attualmente organizzo una serie di corsi e seminari su tali tematiche volti alla diffusione di queste conoscenze.
2) Quali sono gli argomenti che vengono trattati nel libro?
Il libro prende in esame principalmente la biodiversità coltivata (ossia quella legate alle piante agrarie), affrontando i temi legislativi su come la regione Toscana in questi anni si è prodigata nel mettere a punto gli strumenti di tutela e valorizzazione delle varietà locali. Infine vengono descritti i principali sistemi di conservazione e tutela sia di varietà di specie erbacee che varietà di specie arboree.
3) Come è nata l'idea di scrivere un libro sulle tematiche legate alla biodiversità ?
L'idea nasce in primo luogo da una passione che ho verso il settore dell'agricoltura in generale e nello specifico verso le tematiche legate alla biodiversità . In secondo luogo dalla necessità (soprattutto in questo tempo) di dover cercare di recuperare e salvare una serie di tradizioni agricole a cui molto spesso le varietà vegetali in via d'estinzione da sempre sono legate. E in terzo luogo per una necessità di dover condividere certi aspetti tecnici e pratici dell'agricoltura verso tutte le persone e non solo per gli addetti ai lavori, affinché tutti possano essere consapevoli di quello che succede in questo settore.
4) Cosa intende lei per biodiversità e perché è importante conservarla?
La biodiversità è la caratteristica che ogni essere vivente ha nel possedere un'infinita quantità di caratteri che con la riproduzione vengono poi trasmessi alla discendenza. Negli ultimi 50 anni il progresso scientifico e tecnico del mondo agricolo, si è sviluppato in maniera contraria alla biodiversità con l'ottenimento di varietà commerciali o moderne tutte simili tra di loro e quindi non più aventi una determinata variabilità . Il risultato che si è avuto oltre ad un abbassamento dei costi e un aumento della produzione, è stata la standardizzazione di molte specie sia dal punto di vista agronomico che alimentare. Tutto questo ha portato ad una perdita di biodiversità fino ad arrivare all'erosione e addirittura fino alla scomparsa di una serie di specie e varietà minori che da sempre hanno caratterizzato la nostra cultura italiana. Conservare la biodiversità oggi, significa mettere un freno al meccanismo indiscriminato della selezione artificiale il quale sceglie le poche varietà ritenute migliori e soprattutto conservare una serie di caratteri che in questo tempo di profondi cambiamenti servono all'ambiente per poter sopravvivere. Per fare un esempio pratico, le varietà antiche sono più resistenti alle malattie, si adattano meglio ai cambiamenti ambientali e presentano un profilo nutrizionale qualitativamente migliore.
5) Nel libro vengono inoltre affrontati dei temi agronomici ormai in disuso nell'agricoltura moderna come ad esempio autoproduzione dei semi, isolamento delle piante, selezione massale: ci può spiegare meglio cosa significano?
L'autoproduzione delle sementi è la tecnica più antica di propagazione delle specie erbacee conosciuta fin dall'epoca preistorica secondo la quale gli agricoltori coltivavano una determinata specie in un proprio appezzamento, di cui una parte veniva destinata alla produzione e l'altra all'ottenimento del seme. Da quel seme venivano poi ottenute le piante per l'anno successivo e così di seguito fino all'infinito. L'isolamento delle piante è quella tecnica di riproduzione nel quale una pianta che viene destinata alla produzione dei semi, deve essere spostata ad una certa distanza dalle altre in modo tale che i suoi organi di riproduzione non vengano a contatto con polline di altre varietà al fine di evitare la perdita dei caratteri che vogliamo riprodurre. La selezione massale è anch'essa un' antica tecnica di scelta della varietà basata su delle osservazioni visive e empiriche dell'agricoltore. Con questa tecnica l'agricoltore individua le piante (ormai riprodotte) ritenute da lui migliori, le quali sono quelle che presentano i caratteri produttivi migliori. Le altre vengono scartate perché aventi caratteristiche ritenute non idonee alla produzione. Tuttavia esiste una notevole differenza tra selezione artificiale e selezione massale. Entrambe sono operate dall'uomo, ma mentre la prima è quella che si fa in laboratorio dei centri di ricerca e ha come obiettivo quello di scegliere i caratteri migliori di una determinata varietà portando all'ottenimento di piante simili tra loro e quindi ad una perdita di biodiversità , la selezione massale è quella svolta nei campi dagli agricoltori dove il contadino sceglie le piante migliori mantenendo inalterata la loro biodiversità .
6) Perché lei ha ritenuto necessario affrontare per ogni specie coltivata la descrizione botanica e agronomica?
Perché è necessario dare alle persone tutte le informazioni necessarie per poter coltivare e allo stesso tempo conservare al meglio le specie che vengono descritte. Si tratta non solo di una conoscenza scientifica, ma anche una conoscenza pratica delle singole piante.
7) All'interno del libro non potevano certo mancare le descrizioni delle specie arboree più importanti della tradizione toscana come la vite o l'olivo.
Tutta l'Italia centrale, ma in particolar modo la Toscana ha una tradizione di coltivazione della vite e dell'olivo conosciuta fin da secoli più antichi. Ed è proprio a carico di queste specie che esiste un'innumerevole quantità di varietà toscane molte delle quali anche sconosciute. Per la vite se ne sono contate 130 e per l'olivo circa 80 in tutta la regione. E' chiaro che un patrimonio di questo tipo va assolutamente tutela e conservato per non poterlo perdere da una parte e dall'altra per poterlo utilizzare al fine di ottenere un prodotto con caratteristiche organolettiche e qualitative particolari.
8) Cosa consiglierebbe ad una persona che vuole accingersi ad impiegarsi in agricoltura?
Lavorare in agricoltura è molto faticoso nonostante sia considerato il settore di produzione primario. E' necessario fare delle scelte molto oculate sia per quanto riguarda il tipo di pianta e prodotto da ottenere e soprattutto i mezzi tecnici da utilizzare come i fabbricati e le attrezzature. Sicuramente un settore agricolo che in questi momenti di crisi può reggere è quello legato al fatto di coltivare piante diverse tra di loro e quindi possedere un'azienda multifunzionale. In questo modo si riesce a far si che se un settore aziendale va poco e un altro invece va molto, i costi di produzione vengano colmati dal maggior reddito ottenuto dal miglior settore produttivo. Ormai sono molti i casi di aziende polifunzionali e di agriturismi in Toscana che oltre ad offrire ospitalità ai visitatori, gli permettono di poter venire in contatto di una serie di prodotti tipici e locali.
9) Un'ultima domanda: quali sono per lei le prospettive future dell'agricoltura?
In questo momento è molto difficile fare delle previsioni a lungo termine, soprattutto in questi momenti di crisi che purtroppo stanno devastando anche il settore agricolo e in particolare le piccole e medie aziende. Ma attenzione queste ultime posseggono un punto di forza che è quello di poter coltivare e mantenere in azienda varie specie di piante. Ed è proprio su quello che tali aziende devono puntare: ossia cercare di coltivare sul loro appezzamento di terreno piante diverse che in qualche modo vadano a ristabilire la biodiversità tra gli esseri viventi. In questo modo a fronte di una minore produzione, si affianca però l'ottenimento di un prodotto di qualità migliore maggiormente apprezzato da consumatore il quale potrà consumarne meno ma sarà portato ad acquistarne di più e questo tutto a favore della produzione aziendale. Al consumatore finale non basta altro che scegliere: se continuare ad acquistare varietà moderne in grandi quantità ma dal profilo nutrizionale mediocre, oppure acquistare varietà locali in piccole quantità dal profilo nutrizionale eccellente.