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Intervista ad Alessandro Martire portavoce e rappresentate dei Lakota Sioux in Italia

Racconta la sua storia uno dei primi uomini bianchi ad essere accettato al rito della danza del sole

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Alessandro come è nata questa tua passione o vicinanza, meglio, nei confronti di questo popolo?

 Fin da piccolo dall’età di tre anni , sono sempre stato affascinato dai lakota Sioux, erano gli anni ’60, e ricordo che mia madre mi raccontava sempre di questa mia “ ossessione” di parlare  dei lakota Sioux. Studiai ragioneria e poi nel 1978 mi recai per un periodo di studi negli USA. La, ebbi modo poi a 22 anni, di andare a visitare le Riserve di Pine Ridge e Rosebud, cercando ciò che la mia giovinezza percepiva come qualcosa di “sacro ed antico”, che con ansia attendevo di capire, conoscere ed appartenervi. Incontrai alcuni “Anziani” delle tribù dei Sicangu e degli Oglala, in particolare all’inizio un caro amico che si chiamava John Wolf, mi indirizzo verso le fonti tradizionali anziane più autorevoli, ultimi esempi di quei saggi nativi che fecero una storia, una tragica storia, quella degli Indiani Americani, testimoni essi stessi del più disastroso genocidio dell’umanità. Parliamo all’incirca dal 1492, a quei tempi, indicativamente di 60-70 milioni di persone, uccise dall’Alaska alla terra del Fuoco, dalla colonizzazione cristiana, e dalla presunta superiore civiltà dell’uomo bianco e che ad ogni costo venne imposta a fil di spada alle molteplici Culture Aborigene del Continente della tartaruga. Passai da una fede cristiana cattolica, avendo studiato al collegio dei padri Barnabiti in un prestigioso collegio fiorentino   assaggiando spesso  lo scudiscio , alla Spiritualità dei lakota Sioux, e fui, a quel tempo, credo uno dei primi “uomini bianchi “ad essere stato accettato al rito della danza del sole, poi romanzato nel film degli anni ’70 dal titolo “Un uomo chiamato cavallo”. Da quel momento in poi ho vissuto per oltre 10 anni con i lakota Sioux e poi  ogni anno per almeno un mese, ed in questo modo poter iniziare a comprendere la spiritualità, la storia, la cultura , la filosofia di un popolo che si credeva imbalsamato nelle pellicole cinematografiche Hollywwodiane,e che invece continuava a lottare strenuamente per i propri diritti umani, negati all’interno della nazione che ha sempre proclamato di essere un esempio mondiale di democrazia e libertà? Ma Libertà per chi?? Non certo per i nativi Americani,  quasi sterminati dai Conquistatori Europei che arrivando nel Continente della tartaruga , pretesero di dominare e soggiogare oltre 500 Nazioni che vivevano in armonia con madre terra , paghi dei doni loro dati e da oltre 24.000 anni.

Come sei diventato il loro rappresentante?

Nel 1994 alla danza del sole di mio padre adottivo Chief leonard Crow Dog Senior,  mi chiese di lavorare in Europa ed in Italia per portare la voce della nazione Lakota oltre oceano e far conoscere, in tal modo, la cultura, la storia e la lotta degli Indiani Americani. Mi chiese anche di lavorare per far si’ che i rappresentanti dei lakota, un giorno potessero essere ascoltati alle Nazioni Unite. Così ottenni i mandati e le delibere di autorizzazione da parte del Consiglio Tribale di Rosebud , con le quali mi veniva data esplicita autorizzazione ad essere il loro portavoce e rappresentante in Italia, ed iniziai il percorso che ha portato oggi ad avere oltre 45 atti dei governi Locali Italiani ( regioni- Ex province e Comuni) che riconoscono, con altrettanti atti di gemellaggio e protocolli di amicizia,  i  Lakota Sioux come nazione Sovrana e che da quel tempo, intrattengono con i Lakota, rapporti internazionali sotto il profilo politico  dei diritti umanitari, scientifici, didattici e culturali.  Abbiamo nel 1999, sottoscritto un accordo con l’università degli Studi di Firenze col dipartimento di antropologia culturale ed il prof brunetto Chiarelli ed abbiamo avuto ben 9 studenti che hanno svolto la loro tesi di laurea e dottorati di ricerca, proprio con i lakota Sioux, grazie a questo lavoro come volontario che ho svolto dal 1994. Poi nel 1995 assieme ad Anna Secci ed Alessandro bartolozzi di Firenze abbiamo fondato la associazione culturale senza fini di lucro chiamata aquila chiazzata, in lingua Lakota Wambli Gleska, che ha lo scopo di diffondere in italia ed Europa la cultura tradizionale dei lakota Sioux. Ho svolto il ruolo di docente associato presso l’università degli Studi di Firenze. Istituto di antropologia – dal 1996 a tutto il 2006.

Cosa significa   rappresentare i Lakota  Sioux  in Italia?

Il  ruolo è quello di rappresentante e portavoce dei Lakota Sicangu di Rosebud e  degli Oglala di Pine Ridge, al fine di promuovere in Italia, con le Amministrazione locali, eventi e gemellaggi culturali e didattici per la diffusione della cultura, storia e spiritualità dei lakota Sioux. Inoltre svolgiamo una azione di 2 sensibilizzazione” su tematiche dei diritti umani come la protesta odierna contro l’oleodotto in nord Dakota , con l’appoggio dei Governi Locali come ad esempio la Regione Toscana che il 5 settembre ha scritto una lettera ufficiale , per appoggiare le giuste rivendicazioni dei Lakota , appunto contro la costruzione del predetto oleodotto in nord Dakota. Inoltre promuoviamo scambi di studenti e viaggi culturali organizzati.
 

Cosa ti ha dato la vicinanza con il popolo Lakota?

Mi ha permesso di capire chi ero in passato, che ruolo avevo, quale è il mio compito oggi per i Lakota  e cosa sono oggi. Il cammino spirituale come danzatore del sole e come custode della “ sacra Pipa” mi ha  permesso di comprendere la mia “ responsabilità” verso ogni altra forma di vita che è sacra. Ogni forma di  vita deve essere rispettata e protetta , noi siamo una parte di essa, e se agiremo in maniera scellerata verso madre terra ciò, inevitabilmente, si rilfetterà su di noi e sull’ambiente. Gli effeti di ciò, aimè, oggi sono palesi nel mondo. Quindi: mi ha dato il senso di vivere in umiltà, tolleranza, comprensione e responsabilità verso gli altri , in una parola sola. Amore e Vibrazione positiva verso ogni forma di creazione.

A che punto è il problema da affrontare rappresentato dalla costruzione dell'oleodotto?

Al momento l'Obama administration e' intervenuta subito dopo che il giudice aveva autorizato la continuazione dei lavori, ed ha ordinato il blocco della pipeline. Le news hanno aggiunto che comunque si tratta di un blocco momentaneo e che il futuro sara' incerto. So che un gruppo di Sincangu e li' accampato in unione alla protesta. Io temo che, dopo le elezioni, i lavori possano riprendere...soprattuto se ad essere eletto e' un certo personaggio a cui piace ancora giocare con le costruzioni e fare muri ovunque! Il Presidente del Consiglio della Regione Eugenio Giani ed il Consiglio Regionale , dopo il mio ufficiale intervento, hanno redatto una lettera di appoggio ai diritti dei Lakota  ed inviata al Presidente Obama.

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