Enrico Ruggeri dopo l’ultimo brano presentato a Sanremo torna ad esibirsi dal vivo con nuovo tour che toccherà il capoluogo toscano mercoledì 20 aprile e nel presentare questo evento, non ha voluto togliersi gli occhiali perché non aveva la faccia troppo riposata ma in realtà porta egregiamente i suoi 59 anni tanto da essere ancora il capitano della nazionale cantanti che sempre a Firenze , questa sera giocherà una partita di beneficienza contro i campioni della scienza.
Ha definito il suo concerto “due in uno” nel senso che inizierà in modo molto serio con brani al pianoforte per finire in modo completamente diverso, in totale allegria una grande festa. Un concerto che cambia nel suo svolgersi così come è cambiato lui in questi lunghi anni di carriera “Continuo a divertirmi , continuo a vedere negli occhi della gente il piacere di venirmi ad ascoltare, continuo a pensare che ogni giorno è una giornata buona per scrivere una canzone, dove possiamo imbatterci in storie interessanti ancora non scritte. In fondo "Il mare d'inverno" è nata nonostante la canzone italiana che per decenni aveva parlato del mare, abbronzatura, pinne fucile ed occhiali e mai a qualcuno era venuto in mente che ci sono dieci mesi molto poetici di cui nessuno aveva scritto.
Il segreto della tua longevità professionale?
Devo ringraziare il mio grande pubblico che ha seguito i miei cambiamenti senza farsi condizionare dalle mode, senza pensare che quello che è in televisione e radio sia per forza migliore. il mio pubblico è fatto di gente curiosa , con un grande livello mentale ed emotivo che ama il 5 rock ma anche la musica d’autore, sa divertirsi e pensa che io sia l’anello di congiunzione tra testi non stupidi e il rock.
Quale è la tua canzone, quella che rappresenta il passaporto per entrare nel gruppo dei musicisti che non si dimenticano?
Bah difficile per me dirlo, ma potrebbe essere “Quello che le donne non dicono “ nata dall’ascolto di tante donne, amiche oppure meno amiche che sono stato ad ascoltare, alcune volte per amicizia, altre per affetto e altre invece magari con intenti meno nobili, ascoltavo quello che non riuscivano a dire ai loro uomini per poter essere io , anche solo temporaneamente il loro sostegno.
Sei un cantante rock ma hai strizzato l’occhio a Sanremo con una canzone dal titolo “il primo amore non si scorda mai”
In realtà non è stata una furbizia è stato un giocare sui contrasti, usare un titolo sanremese per esprimere in modo rock un concetto importante che non è solo l’amore di coppia, il primo amore è la prima volta che ho visto un concerto, che ho attaccato un jack a un amplificatore e ho sentito il suono di una chitarra elettrica suonata da me, la prima volta che ho detto ai miei vado fuori a dormire dagli amici e hanno detto di si, che ho visto un concerto. Tra i 15 e i venti anni avvengono quelle cose che fai la prima volta che non dimenticherai mai e che ti modellano la vita, il primo amore di cui ho parlato è quello. Il primo amore perché è il più forte? Perché non sei abituato è una situazione nuova che non sai gestire.
A proposito di Sanremo tu non ami molto i talent
Non è che non li amo, hanno la loro validità Sanremo stesso è un grosso talent, semplicemente mi spaventa che siano l’unica via percorribile per un ragazzo che si affaccia oggi al mondo della musica. Ben vengano i talent ma poi venga data la possibilità ai ragazzi di esibirsi nel club , di rischiare di sperimentare. Io se avessi iniziato oggi a fare musica sarei sicuramente diventato un “clochard “
Tra i primi amori anche il calcio e la solidarietà?
La solidarietà e una delle cose di cui vado più fiero perché mi ha migliorato molto umanamente. Noi artisti siamo un po’ viziati magari ci roviniamo la giornata perché la chitarra non ha suonato bene e cazziamo il tecnico poi tre ore dopo andiamo a trovare dei bambini con la leucemia e ti vergogni di avere fatto tante storie per una sciocchezza, prendi uno schiaffo morale che ti fa bene.
Il calcio si è un mio grande amore , senza contare che grazie alla nazionale cantanti ho avuto la possibilità di conoscere personaggi incredibili come il Dalai Lama , sono andato a pranzo con Gorbaciov ho palleggiato con Maradona, posso dire con orgoglio che il grande Guascogne in un calcio d’angolo mi ha strizzato “le palle”
Il Ruggeri bambino voleva fare già il cantante?
Si , anche se è stato tutto piuttosto graduale, le prime chitarre sono state quelle con le caramelle dentro, toglievo le caramelle mi mettevo davanti allo specchio ed imitavo i cantanti famosi, poi iniziai suonare per hobby in anni difficili, gli anni delle brigate rosse, della violenza, nella mia scuola c’erano quelli che hanno ammazzato Walter Tobagi. Io ero Ruggeri quello che suonava e questo già in qualche modo mi collocava da qualche parte.
Sei un cantante social, usi molto questo mezzo di comunicazione
Si mi piace avere un rapporto diretto con il pubblico. Oggi è cambiato lo scenario, io quando ero fan di qualcuno, ad esempio i King Crimson, compravo i loro dischi e non sapevo neppure che faccia avessero. Oggi perfino le superdive come Madonna scrivono sui social e si fanno i selfie in bagno. Il vantaggio è che puoi dire delle cose direttamente, smentire subito qualcosa detta su di te non è vera.
A proposito come sono stati in questi anni i tuoi rapporti con la stampa?
I miei rapporti con la stampa sono sempre stati buoni, unico problema è che spesso io parlo e tu giornalista scrivi, quindi nella stampa cartacea manca l’inflessione della voce, se io dico una frase con un’inflessione piuttosto che con un’altra questo non si coglie e può dar adito a fraintendimenti, alla radio questo non accade naturalmente.
Un sogno del cassetto della tua prossima giovanezza?
Continuare così è già un sogno, ho inciso 32 album e all’inizio mi chiedevo se ne avrei inciso almeno cinque, direi che sono andato bene.