Quando si rimarca l’urgenza della spending review, non si hanno mai tutti i torti.
Il debito delle amministrazioni pubbliche italiane è salito a ottobre del 2015 a 19,8 miliardi, raggiungendo così quota 2211,8 mld: il che significa che ha quasi sfiorato il record storico di 2218,2 miliardi registrato a maggio scorso. Lo comunica la Banca d’Italia, nel supplemento “Finanza pubblica, fabbisogno e debito”. L’incremento è determinato dall’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro e dal fabbisogno del mese. Nei primi dieci mesi del 2015 le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state complessivamente di 318,8 mld, in aumento tendenziale del 3,6% rispetto allo stesso periodo del 2014.
Scendendo più nel dettaglio, l'incremento del debito delle Amministrazioni pubbliche riflette sostanzialmente quello del debito delle Amministrazioni centrali (20,6 miliardi); in calo, invece, anche se non consistente, appare quello delle Amministrazioni locali, che, dati alla mano, diminuisce di 0,8 miliardi.
Nei primi dieci mesi dell'anno, il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 75,9 miliardi. L'incremento è conseguenza del fabbisogno cumulato, pari a 45,3 miliardi, e dell'aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (35,3 miliardi).
Come di consueto, facciamo un po’ di sussidiario: per fabbisogno si intende l'intervallo temporale che intercorre tra il momento in cui l'azienda o un ente ha sostenuto i costi di un investimento e quello in cui ottiene i conseguenti realizzi (o profitti). Con fabbisogno cumulato si intende invece il calcolo del fabbisogno in un determinato momento e degli eventuali arretrati (che possono coprire anche un periodo di tempo molto lungo).