Dopo la produzione industriale e lo stato di salute dell’agricoltura, prosegue lo “sviluppo” della fotografia socio-economica del Paese in questo 2015 con i nuovi dati dell’Istituto Nazionale di Statistica. Riflettori puntati, adesso, su fatturati industriali, emolumenti lavorativi e su tipologie e orientamenti spesa.
Qualche nota poco esaltante arriva dal fronte dei fatturati industriali, che ad agosto calano del 1,6% rispetto a luglio su base annua. A doppia faccia, invece, risultano i dati degli ordini, che, relativamente allo stesso lasso di tempo, fanno registrare un incremento su base annua del 2,1%, ma un arretramento su base mensile del -5,5%. Al di là di questi piccoli squilibri, comunque, non c’è paragone rispetto al 2014: basterebbe soffermarsi su fatturato e ordinativi dell’industria dell’auto, che rispetto ad agosto del 2014 aumentano rispettivamente del 18,3% e del 30,9%. La crescita del fatturato dei mezzi di trasporto (in totale, +21%) è sicuramente la più importante dell’industria italiana.
Per quanto riguarda le retribuzioni orarie contrattuali, l’esame relativo a settembre ultimo scorso fa registrare un aumento generale dell’1,2% rispetto a settembre dell’anno precedente. Per alcuni segmenti in particolare, però, e cioè i dipendenti dei settori privati, la tendenza di crescita arriva a schizzare fino all’1,8%. Nei primi nove mesi dell’anno in corso la retribuzione oraria media è cresciuta dell’1,1% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Sono invece 4,9 milioni i dipendenti che si trovano in attesa di rinnovo del contratto.
L’indice grezzo delle vendite al dettaglio (cioè quello che tiene conto del rapporto tra il numero di tali vendite e la popolazione) ha registrato ad agosto un incremento dell’1,3% su base annua, che diventa dello 0,3% su base mensile.
Consumi in aumento per quello che riguarda calzature, articoli di cuoio e da viaggio, prodotti di profumeria (per tutte queste merceologie il trend di crescita è del +2,3%), giochi, giocattoli, articoli sportivi e da campeggio (+2,2%), e, in generale, per l’offerta di beni legata alla grande distribuzione (+2,1%).