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Standard & Poor's, Italia in ripresa lenta

Poche prospettive di accelerazione a causa dei bassi consumi

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Ci vorrebbe un arrosto, ma per ora è solo un brodino.

Una ripresa reale, che inizia ad essere tangibile, ma che è ancora molto molto leggera. Fragilissima.  È questa la fotografia che Standard & Poor’ s ha fatto il 23 settembre scorso di un’economia italiana che da qualche mese avverte i primi refoli di una timidissima primavera di rinascita. Avere un giudizio lusinghiero da quei censori implacabili di S & P non è mai cosa semplicissima, ma non si può non convenire con loro che la ripresa di cui si parla è in realtà un’anticamera della ripresa, un inizio di convalescenza dopo anni molto duri, e molto bui. 

La ripresa economica in Italia resterà probabilmente debole perché la scarsa crescita dei redditi e la disoccupazione ancora molto alta continueranno a limitare i consumi.
Non si tratta, naturalmente, di essere ottimisti renziani o gufi antigovernativi. Non è neppure questione di vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Semmai, si potrebbe dire, il problema è riuscire a far sì che si veda  pieno un carrello (un carrello della spesa, naturalmente) il più delle volte semivuoto.  

Secondo quanto afferma l’agenzia in un report specificamente dedicato alla salute economico-finanziaria del nostro Paese, è certamente vero che, “dopo tre anni e mezzo di drammatica contrazione”, la nostra economia sembra essersi lasciata alle spalle la recessione, ma un incremento dei consumi che seguita ostinatamente a non realizzarsi può, a dispetto di indicatori positivi in generale, condannarci a rimanere inchiodati in una posizione di svantaggio rispetto ad altri Paesi europei, se non proprio a relegarci tra i fanalini di coda

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