La crisi economica che ormai da anni attanaglia il paese ha portato il cambiamento dei soggetti a rischio povertà: non più minori e anziani, specialmente i secondi nell'immaginario collettivo dei social network, ma i soggetti nella fascia d'età compresa tra i 40 e i 59 anni, con incrementi del picco anche del 70% dai 50 ai 59 anni.
Questo è quanto appare nel Rapporto annuale 2014 dell'Inps, dove La crisi ha cambiato il profilo di rischio della povertà per età mentre le persone già fuori dal mercato del lavoro, tipicamente le persone con più di 70 anni, sono quelle che hanno sofferto meno gli effetti della crisi – come si legge.
La crisi, secondo quanto rivelato dallo studio, poi ha prodotto una contrazione della crescita,identificata negli anni 2008 – 2013 che ha messo in pericolo anche quei nuclei familiari tradizionalmente ritenuti a basso rischio come le famiglie monoparentali under 60, che hanno registrato il 57% in più di poveri, le famiglie numerose di soli adulti, tra cui i poveri sono aumentati dell'80%, e le coppie senza figli under 60, con il cinquanta per cento in più di poveri.
Resta inalterato il divario tra Nord e Sud del paese, dove è quest'ultimo a patire più la crisi con il 43% di punti percentuali contro il 14% del Nord, mentre l'Inps ha osservato nei dettagli un 61% di povertà in più nel Nord-Est, seguito dal Centro con il 50% in più e il Nord-Ovest con +33%.
I disoccupati sono la fascia, come è facile immaginare, dove l'Inps registra il rischio maggiore di povertà, con la fascia d'età degli over 50 che ha visto triplicare il numero di poveri negli ultimi sei anni.
Dati che spingono a riflettere e che modificano, ora e nel futuro, i parametri familiari per lo scenario sociale del paese, tutt'altro che roseo a dispetto dell'ottimismo, pur cauto, manifestato spesso dal governo