È un quadro desolante quello tracciato dalla Cgia di Mestre. Tra il 2008 e il 2012 a causa dei ritardi o dell'assoluta mancanza dei pagamenti da parte degli enti pubblici e dei privati i fallimenti delle imprese sono più che raddoppiati. La stima dell'aumento si aggiro intorno al 114% con un debito delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese di circa 120 miliardi di euro.
La situazione, però, rischia di essere ancora più avvilente. Come spiegato da Bortolussi, presidente della Cgia, nell'indagine effettuata dalla Banca d'Italia non sono state prese in considerazione le imprese al di sotto dei 20 dipendenti (che rappresentano il 98% del totale in Italia) e quelle operanti in settori come la sanità e i servizi sociali dove, storicamente, i ritardi e le somme sono ancora più eclatanti. All'appello, quindi, mancherebbero oltre 30 miliardi di euro.
Per Bortolussi le vittime sono più 15mila imprese che hanno chiuso i battenti per sempre, per questo «bisogna accelerare i tempi di pagamento, altrimenti con soli 20 mld di euro a disposizione annui, questi 120 mld di debito saranno onorati non prima del 2018». In tutta Europa le imprese che falliscono per questa ragione sono il 25% del totale, l'Italia indossa la maglia nera continuando a essere la peggiore per quanto riguarda i tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese.
Nel 2012 il tempo medio di pagamento delle fatture era di 180 giorni. Dall'inizio di quest'anno gli enti pubblici hanno accorciato di 10 giorni, scendendo a 170, ma c'è ancora tanto da fare.