Poste Italiane ed Enav, saranno parzialmente privatizzate forse già entro l’estate, con un incasso compreso tra i 5 e i 5,8 miliardi, mentre sul mercato sono in arrivo le partecipazioni di minoranza di altre società pubbliche. Il tutto, perchè, bisogna ridurre la montagna del debito pubblico, una mossa attesa dai mercati e dagli investitori internazionali. Secondo quanto approvato dal governo, venerdì sera, di Poste sarà messo in vendita il 40%, di Enav, il gruppo dei servizi al traffico aereo, il 49%.
«La decisione di oggi riguarda Poste ed Enav e ci sono altre operazioni che quest’anno si compieranno, consentendo una riduzione del debito, dopo sei anni di crescita continuata», ha dichiarato Enrico Letta, in una conferenza stampa, sottolineando che la proprietà rimane pubblica.
«Dalla privatizzazione di Poste, il governo punta a ricavare tra i 4 e i 4,8 miliardi di euro, mentre la dismissione dell’ Enav frutterà 1 miliardo circa», ha precisato, in seguito, il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, indicando il valore di Poste a 10-12 miliardi e di Enav a 1,8-2 miliardi.
La cessione fino al 40% di Poste e fino al 49% di Enav, potrebbe avvenire anche in più fasi, si legge nel comunicato del Consiglio dei ministri. Per Poste Italiane, si prevede che la cessione, che potrà essere effettuata anche in più fasi, si realizzi attraverso un’offerta pubblica di vendita, rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, inclusi i dipendenti.
Anche per Enav ci si aspetta che la cessione possa essere effettuata in più fasi, ricorrendo, anche congiuntamente, a un’offerta pubblica di vendita, rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, inclusi i dipendenti di Enav. In ogni caso, la delibera prevede l’offerta pubblica, quale percorso prioritario da perseguire, in presenza di un adeguato contesto di mercato.
La durata del piano di privatizzazione, (almeno qualche anno), secondo quanto stimato da Saccomanni, prevede la cessione di quote di altre sette società , controllate dal Tesoro, direttamente o tramite Cassa Depositi e Prestiti. Si tratta di Eni, il gigante dell’energia, nel quale il Tesoro ha partecipazione del 4,34%, mentre Cdp, (all’80,1% del Tesoro), è presente con il 25,76%. L’intenzione è di procedere con un riacquisto di azioni proprie, fino al 10% del capitale; Stm, leader nel mercato dei semiconduttori, è stata coinvolta indirettamente dal Tesoro, tramite la StMicroelectronics Holding, di cui ha il 50%; Sace, società dei servizi finanziari, controllata al 100% da Cassa Depositi e Prestiti; Fincantieri, gestita da Fintecna, con una quota oltre il 99%; Cdp Reti, veicolo di investimento, posseduto al 100% da Cdp. Infine, Tag, (Trans Austria Gasleitung), definito strategico, perché garantisce circa il 30% delle importazioni nazionali di gas, della quale Cdp ha una quota dell’89% e Grandi stazioni, controllata al 60% da Ferrovie.