Nuovi segnali negativi dal mondo del lavoro.
Secondo i dati diffusi oggi dall'Istat, nonostante i 19.000 nuovi occupati in più rispetto a novembre rispetto a ottobre (+0,1%) ) e i 201.000 in più rispetto al 2015 (+0,9%).
All'aumento di occupati, tuttavia, corrisponde anche l'automento dei disoccupati che porta il saldo in negativo. "La stima dei disoccupati a novembre - scrive l'Istat - è in aumento (+1,9%, pari a +57 mila), dopo il calo dello 0,6% registrato nel mese precedente. L’aumento è attribuibile a entrambe le componenti di genere e si distribuisce tra le diverse classi di età ad eccezione degli ultracinquantenni. Il tasso di disoccupazione è pari all’11,9%, in aumento di 0,2 punti percentuali su base mensile". Il numero dei disoccupati sale a quota 3.089.000 aumentando di 165.000 unità su novembre 2015.
Disaggregando i dati è possibile notare l'aumento degli occupati si è registrato in particolare tra gli ultra cinquantenni e le donne mentre sul fronte giovanile peggiora la situazione occupazionale. La disoccupazione giovanile cresce un tutte le fasce d'età. Per quella 15-24 anni raggiunge infatti il 39,4% con un +1,8% tra ottobre 2016 novembre 2016 e un +1,6 su base anna (nov. 2015-nov.2016); per la fascia 25-34 anni si attesta al 18,9% salendo dello 0.8% su base mensile e dell'1,8% su base annua.
L'unico dato posito è che gli "inattivi tra i 15 e i 64 anni a novembre calano di 93.000 unità su ottobre e di 469.000 su novembre 2015" portando il tasso di inattività "ai minimi storici": segno che comunque nel mondo del lavoro sono diminuite le persone sfiduciate che non cercavano più lavoro.
La reazione del Ministro Poletti è stata comunque di cauto ottimismo. “Rispetto al mese precedente - si legge nella nota di Poletti - l’occupazione, con un lieve aumento, si mantiene sostanzialmente stabile. All’aumento dei disoccupati corrisponde una più consistente diminuzione degli inattivi, segno che cresce il numero delle persone alla ricerca attiva di lavoro". Sulla questione giovanile Poletti si dice invece "preoccuato" perchè "alla diminuzione del tasso di inattività tra i giovani corrisponde solo un aumento della disoccupazione”.