La settimana di Mps
All’inizio di questa settimana si è era già capito che il piano di ricapitalizzazione di MPS era a rischio fallimento e che sarebbe stato necessario l’intervento pubblico. Giovedì sera il Cda dell’Istituto senese aveva ufficializzato il mancato raggiungimento della cifra necessaria (5 miliardi di euro) da reperire sul mercato nonostante lo sforzo fatto dai risparmiatori che avevano aderito alla conversione delle loro obbligazioni in azioni per una cifra complessiva di 2,4 miliardi. Nella tarda serata di giovedì il Consiglio dei Ministri, convocato d’urgenza dopo l’annuncio di Mps, aveva approvato, dopo il via libera del Parlamento, il cosiddetto “scudo salva-banche” da 20 miliardi di euro per sostenere gli istituti di credito in difficoltà. Venerdì notte, dopo il Consiglio dei Ministri, il Cda di Mps deliberava la richiesta di aiuto allo Stato: “Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. (la “Banca”) ha deliberato di presentare un’ istanza di sostegno finanziario straordinario e temporaneo che consenta alla medesima di accedere alla misura della ricapitalizzazione precauzionale prevista ai sensi dell’articolo 32 comma 4 della direttiva comunitaria BRRD, riservata ad istituti che, tra l’altro, registrino patrimonio netto positivo, nel caso non risultino percorribili soluzioni di mercato”.
L’intervento dello Stato e la tutela dei risparmiatori
L’ingresso dello Stato in Mps dovrebbe raggiungere una quota vicina o superiore al 50% configurandosi, di fatto, come una vera e propria nazionalizzazione dell’istituto di anche se di natura temporanea (entro massimo 18 mesi lo Stato deve uscire dal capitale della banca). L’intervento del Governo, oltre a scongiurare la procedura di Bail-in prevista dalle norme europee che avrebbe portato azionisti e risparmiatori partecipare in modo svantaggioso al salvataggio, punterebbe a salvaguardare comunque i risparmiatori durante la fase di ingresso dello Stato nel capitale della Banca.
In particolare il decreto legge approvato “contempla la possibilità che la banca interessata da una ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato, che comporta la conversione delle obbligazioni subordinate in azioni, offra obbligazioni non subordinate in cambio delle azioni frutto della conversione”. I risparmiatori in questo modo “si troverebbero quindi a possedere obbligazioni non subordinate” cioè titoli meno rischiosi anche se di valore inferiore.
Al momento le reazioni dell’Unione Europea al piano di salvataggio sono state positive anche se per l’Ue e la Bce restano da chiare passaggi fondamentali come la presentazione di un Piano di ristrutturazione per il rilancio della banca e la riduzione delle sofferenze bancarie possedute da Mps (circa 27 maliardi di euro) attraverso il Fondo Atlante costituito con i fondi di vari istituti di credito italiani.