La nuova legge di bilancio varata dal governo sabato è attesa a Bruxelles: il tempo scade alla mezzanotte. La commissione non nasconde le sue perplessità i e il proposito è di studiare a fondo il Documento programmatico di bilancio, ovvero la griglia delle misure e dei numeri che compongono la manovra, che l'esecutivo si appresta a trasmettere. Se i tecnici rileveranno forti scostamenti dagli obiettivi di consolidamento dei conti o dagli sforzi di correzione richiesti, l'esecutivo comunitario potrà rimandarla indietro entro 15 giorni dalla presentazione. "Il 2,3% non è l'1,8%", ragionano a Bruxelles, indicando la necessità di un maggiore sforzo sul fronte della riduzione del rapporto tra deficit e Pil.
L'1 novembre è il termine ultimo entro cui si saprà se la manovra messa a punto dall'esecutivo sarà considerata o meno accettabile. Il giudizio definitivo è previsto al più tardi entro il 30 novembre. La Commissione si impegna a esprimersi "il prima possibile e in ogni caso entro il 30 novembre" e da Bruxelles fanno sapere che seppure la squadra dei commissari volesse essere 'flessibile' nell'adozione dei pareri non potrà spostare le scadenza.
"E' una Commissione politica, ma all'interno delle regole". Precisazione non casuale. Il 4 dicembre in Italia si tiene il referendum sulla proposta di riforma costituzionale. Un parere rischia di poter incidere sulla campagna elettorale, in un senso o nell'altro. Attendere lo svolgimento del voto per dare un giudizio non è possibile, esprimersi l'ultimo giorno utile sarebbe un rischio perché troppo a ridosso del voto. Quello che è certo è che il 9 novembre lo stesso esecutivo comunitario pubblicherà le previsioni economiche d'autunno. Occasione per fornire implicite indicazioni su come e dove intervenire. "Non è nell'interesse di nessuno far salire la tensione" su questi dossier, confessano a Bruxelles. L'obiettivo è l'intesa. L'Italia si vedrà comunque recapitare prossimamente un dossier sul debito pubblico. E' un atto dovuto, visto che abbiamo il nostro è il secondo della Ue dopo quello ellenico. Ma il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, sostiene che la manovra otterrà il via libera: "Bruxelles ha dei meccanismi insondabili" ma "non penso" che la rimanderà indietro. "Quello che penso farà - precisa Calenda - è entrare nel dettaglio dei numeri, delle misure".
Per il ministro, la manovra è "solida, sia come saldi, sia come contenuti, che è una cosa ancora più importante". E poi, fa notare, "il deficit continua a scendere, per cui sarei molto sorpreso che Bruxelles la rimandasse indietro". La manovra intanto infiamma il dibattito politico e sociale: criticata fortemente dalla segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, ottiene il giudizio positivo di quella della Cisl, Annamaria Furlan. Favorevole anche il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia: "Condividiamo l'idea che questa volta non si fa una politica industriale in cui vengono individuati dei settori, ma si entra in una logica di fattori di competitività per le imprese". Attaccano le opposizioni (per Forza Italia è una 'televendita', una legge da prima repubblica, con "deficit debito e marchette") e contesta la minoranza Pd (secondo Gianni Cuperlo, non può limitarsi a "qualche colpo di ritocco, ma deve dare una scossa al Paese").