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Fuga dall'Italia: sempre più giovani 'volano' via

Solo nel corso del 2015 40mila sono stati i migranti. Ad affermarlo il rapporto Migrantes

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ROMA – Sono sempre di più i giovani che decidono di ‘fuggire’ dall’Italia. Il tasso, che negli ultimi anni cresce in maniera costante, è stato confermato anche dal rapporto intitolato ‘Italiani nel mondo’ e stilato dalla Fondazione Migrantes.
Secondo i dati esposti il maggior numero di persone che abbandona il Bel Paese ha un’età, logicamente, compresa tra i 18 e i 32 anni. I giovani cervelli che vanno via però, sempre seguendo quanto affermato dal rapporto, a differenza dei loro ‘colleghi’ ormai più grandi, non mettono in atto una vera e propria fuga ma più semplicemente una scelta volta a coltivare ambizioni e soddisfare delle curiosità

GLI ITALIANI ALL’ESTERO – Seguendo quanto riportato sul rapporto circa un terzo degli italiani residenti in paesi esteri avrebbe un’età compresa nella fascia a cui abbiamo accennato poc’anzi e, di contorno, è anche quella all’interno della quale si sono registrate più partenze nel corso dell’anno passato. Non troppo dissimile il secondo gradino di questo podio virtuale per età, occupato dalla fascia appena superiore compresa appunto tra i 33 e i 49 anni. Se idealmente facessimo la somma tra le due cifre ci renderemmo inoltre conto che questa cifra corrisponde alla metà degli italiani immigrati nell’arco dell’intero 2015.

LE DESTINAZIONI PIU’ GETTONATE – In testa alla classifica dei paesi maggiormente preferiti da quelli che ‘lascian gli stazi’ (come nella poesia dannunziana) c’è il Regno Unito, soprattutto per questioni di studio (già questo potrebbe far pensare ma andremmo ad infilarci in un discorso dal quale sarebbe difficile poi uscire) e, nonostante la recente Brexit, resta la meta preferita per tutte le fasce d’età.

Fa poi pensare un altro dato particolare; non è un paese europeo a vantare un numero considerevole di italiani (come si potrebbe invece pensare) ma sono due d’oltreoceano: l’Argentina e il Brasile che storicamente sono ‘colmi’ della presenza del Bel Paese. Facendo un salto indietro sul Vecchio Continente si scopre come la Spagna abbia visto aumentare a dismisura il numero dei cugini italiani negli ultimi anni, seguita da Germania, Svizzera e Francia.

Tuttavia, sempre il rapporto tiene presente che, adesso, a viaggiare siano coloro che sono nati a cavallo del nuovo millennio – di cui parlavo poc’anzi – spinti, vero dalla voglia di scoprire, ma che hanno, nelle loro corde, la possibilità e la capacità di rendersi cangianti e aperti ad ogni nuova avventura senza una destinazione fissa. Infatti “la loro mobilità – mette in evidenza Migrantes – è in itinere e può modificarsi continuamente perché non si basa su un progetto migratorio già determinato ma su opportunità lavorative sempre nuove”.

LA FAMIGLIA E LA MIGRAZIONE – Abbiamo parlato finora di single giovani che si spostano verso lidi più accattivanti ma abbiamo considerato che non tutti loro siano da soli? Magari non è un dato che salta immediatamente all’occhio ma molti di coloro che sono ‘fuggiti’ negli anni passati non l’hanno fatto da soli bensì ‘accompagnati’ andando così a creare il proprio nucleo familiare all’estero. Volendo fare il discorso inverso, secondo il rapporto, in Italia è altissimo il tasso di famiglie che sono approdate sullo Stivale da almeno dieci anni acquisendone la cittadinanza prima di partire per una nuova destinazione, utilizzando l’Italia come meta di passaggio e diventando quelli che vengono definiti 'doppi migranti'.

Insomma, in conclusione il problema dove sta? Sembrerebbe insito ‘nell'incapacità di evitare il depauperamento dei giovani e più preparati a favore di altri Paesi’ – come si legge dal rapporto – ma allora, al solito, se si cerca un colpevole non c’è che da guardarsi allo specchio?

Evidentemente si; non credo, infatti, si possa pensare di tenersi 'stretti alla gonna' giovani o, più in generale, cittadini che sul suolo natio il massimo che riescono ad ottenere, spesso, è una qualche collaborazione gratuita che, nella maggior parte dei casi, si traduce in uno sfruttamento mascherato da esperienza. Forse l’unica cosa vera è che quelli che stanno rimanendo – e io sono uno di loro – lo fanno per una mancanza inconscia di coraggio che gli permetterebbe di ambire ad altro.

Fonte Repubblica
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