Partecipa a Notizie Nazionali

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Post-Brexit, Inghilterra declassata da S&P

E intanto sterlina vive prima giornata di rialzo

Condividi su:

Dalla tripla alla doppia A.

Un sistema di valutazione che, come si può facilmente intuire, è l’equivalente di quello delle stellette per i ristoranti e gli alberghi. Meno stellette (e meno A), meno qualità. Ieri, martedì 28 giugno, Come un’attesa mannaia, è arrivato per l’Inghilterra “evasa” dalla gabbia-Ue il declassamento del rating bancario (ossia: valutazione della stabilità del sistema bancario) da parte di quell’arbiter maximus che è in materia Standard & Poor's.

Motivo della retrocessione? “Il declassamento –precisa l’agenzia - riflette i rischi di un marcato deterioramento delle condizioni di finanziamento esterne”. Cioè a dire: tagliatasi fuori dall’Europa, l’Inghilterra è anche esclusa dai fondi comunitari. La Repubblica ha calcolato che, dei 10 miliardi di fondi strutturali e di investimento europei (Esif) stanziati da Bruxelles nel periodo 2014-2020, ben 6,9 miliardi sono finiti nelle casse dell'Inghilterra. La sola Londra ha ricevuto ben 745 milioni di euro, ed è al primo posto nella classifica degli euro-finanziamenti in terra d'Albione. Pur con tutto questo, però, il Regno Unito lascia l’Ue da creditore (non è l’unico: lo sono anche altri Paesi, tra cui l’Italia, ancora ben lungi dal voler lasciare l’Unione).

Tra il 2000 e il 2014 la Gran Bretagna ha versato all'Unione europea una somma pari a 186,5 miliardi di euro, come osserva ancora la Repubblica citando un dato proveniente dalla Cgia di Mestre. Ma ha ricevuto in cambio solo 102,6 miliardi. Dunque, oltre a possibili nuovi fondi, uscendo dall’Europa l'UK potrebbe anche dire addio al suo credito residuo. E soprattutto non è detto che adesso non possa scendere ulteriormente di “categoria”: al rating stroncante, infatti, S&P ha allegato anche un outlook (cioè una previsione per il futuro) altrettanto negativo.

Eppure,  sempre ieri, per la prima volta dalla Brexit la sterlina ha fatto registrare un rialzo nelle Borse: a New York, infatti è risalita a  1,3295 dollari, ventiquattr’ore dopo aver toccato il minimo storico trentennale nello scambio, a 1,31. Ma, al di là della divisa britannica, è stato un martedì di crescita per i listini di tutte le principali borse europee, e per la più importante extraeuropea dopo Wall Street, e cioè quella di Tokyo

L’oro, poi, il classico bene-riparo nei momenti  di incertezza, dopo aver fatto registrare il maggior rialzo negli ultimi sette anni (+5,4%), ha ceduto lo 0,6% a 1.316,32 dollari. Insomma, la febbre Brexit c’è sempre, ma è calata di almeno un grado (un grado e mezzo) sul termometro finanziario mondiale.

Condividi su:

Seguici su Facebook