Non ci sono solo le perplessità del Codacons.
Ossia quelle, già ricordate su queste colonne, relative ai benefici a doppia corsia della nuova bollettistica del 2016 per gas e luce. A porre ulteriori elementi di “ombreggiatura” alla “fiscalità dal volto umano” che il governo si appresta a varare per l’anno appena iniziato ci si mette anche quell'altro imprescindibile laboratorio statistico che è la CGIA (Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato) di Mestre, la quale avverte: nel 2016 il peso delle tasse scenderà dello 0,6%, (detto in cifre, dal 43,7% del 2015 al 43,1%), però ci sarà anche un lato oscuro della medaglia. Per permettersi questo sgravio (questo mini-sgravio), il governo dovrà però produrre – è questa la previsione meno sfavillante – un impegno biblico nel tentativo di evitare una vera e propria stangata fiscale, la cui minaccia resterà incombente fino alla fine dell’anno.
Per Renzi e suoi ministri, insomma, si tratterà di una vera e propria “corsa contro il tempo” per trovare ben 15,1 miliardi, in tempo utile, e prima che sia troppo tardi. La motivazione tecnica della “caccia al tesoro” sta nell’esigenza di disinnescare la clausola di salvaguardia introdotta con la legge di stabilità. Tale clausola, che storicamente risale all’inizio dell’era Monti, è la norma che prevede l’aumento automatico dell’Iva qualora nel corso dell’anno lo Stato non abbia recuperato una certa quantità di soldi risistemando i bonus fiscali e previdenziali.
Per quanto riguarda l’anno appena inaugurato, il “pericolo” è quello di possibili aumenti Iva dal 10 al 12% sui beni essenziali, e dal 22 al 24% sui prodotti di consumo. Insomma, nel momento stesso in cui il governo proclama di chiedere meno soldi ai cittadini sa, in realtà, di averne bisogno in quantità consistente. Il classico, crudele gioco della coperta che è troppo corta.