Conti amari per il Brasile e per la presidenta Rousseff.
Che potrebbe essere ad un passo da una brusca destituzione. La Corte dei Conti federale del Brasile, infatti, giovedì 8 ottobre ha stabilito che il capo dello Stato ha commesso un crescendo di atti illegali, per coprire il deficit del Paese, anch’esso in crescendo. Sul banco degli imputati il bilancio relativo al 2014.
L‘accusa è grave: Dilma Rousseff si sarebbe macchiata di irregolarità per nascondere i debiti dello Stato con le banche. Giocando addirittura d’astuzia: il sito portoghese visao.sapo.pt usa il termine “manobra”, come a dire “stratagemma”, quasi “gioco di prestigio”.
È questa la prima volta, in ottanta anni, che i giudici di Brasilia bocciano un bilancio presidenziale. Intanto il ministro della Giustizia, José Eduardo Martins Cardozo, ha già annunciato che farà appello alla Corte Suprema. “Sentenza politica e non tecnica” è stato il commento del rappresentante legale dello Stato, il procuratore generale federale Luis Inacio Adams.
Per quanto riguarda il ventilato (e paventato) impeachment, esso non sarà, non potrà essere conseguenza diretta della deliberazione della Tcu (Tribunal de contas da união): ciò che l’organo ha disposto in materia finanziaria potrà, semmai, essere per il Parlamento quello che per i magistrati è il materiale istruttorio.
Tecnicamente, la sentenza passerà ora nelle mani del Comitato misto della Camera di bilancio e successivamente al vaglio e al voto dei parlamentari.