Chissà se Matteo Renzi, dopo il salutino rivolto in quel di New York alla coppia Pennetta-Vinci, poche ore prima della finale tutta italiana degli Us Open di tennis, passerà prossimamente anche da Strasburgo per rendere omaggio ad un altro connazionale che mantiene alto il nome dell’Italia nel mondo.
Stavolta niente racchette e palline, però: il genere richiederebbe volumoni di storia del diritto comunitario e codici di normative Ue. La notizia infatti è che il successore del lussemburghese Dean Spielmann alla presidenza della Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo è Guido Raimondi, un giudice italiano. Napoletano, per la precisione. A Napoli infatti il nostro Raimondi, già direttore dei servizi giuridici dell'Organizzazione internazionale del lavoro di Ginevra, è nato sessantuno anni fa.
Tradizione vuole, da cinque anni a questa parte, che il passaggio di consegne da un presidente all’altro dell’organo giudiziario strasburghese (che, ricordiamo, è slegato dalle istituzioni dell’Ue, anche se ad esso aderiscono tutti e quarantasette i membri del Consiglio d’Europa, le cui violazioni il tribunale ha il compito di sanzionare) avvenga nei primi giorni di novembre. Il 3 novembre 2011 Nicholas Bratza raccolse il testimone da Jean-Paul Costa. E il 1° novembre 2012 lo cedette a Spielmann. Il giorno di Ognissanti sarà lo sfondo anche per il rito della successione da Spielmann a Raimondi.
Quest’ultimo, già vice presidente della Corte oltreché, naturalmente, giudice di essa (tutti i presidenti lo sono stati e, una volta terminato il mandato, tornano ad esserlo), in realtà non è il primo italiano ad arrivare a tale incarico: lo ha preceduto, dal 1974 al 1980, Giorgio Balladore Pallieri, giurista che fu docente di lungo corso all’Università del Sacro Cuore di Milano.