Da Lula alla Rousseff.
E dalla Rousseff a Lula? Lo scenario in vista del 2018 potrebbe essere questo. Il già presidente brasiliano, in carica per due mandati quadriennali consecutivi dal 2003 al 2010, avrebbe infatti intenzione di scendere nuovamente in campo fra tre anni. E tutto per “non far vincere le opposizioni”.
Il maestro si scomoda ad uscire dal suo aureo riposo per rimediare ai danni compiuti dalla discepola, in calo irresistibile di consensi? La sconfessione, più che nelle parole, è nei fatti. E nelle scelte. Se è necessario, ha dichiarato Inácio Lula ai microfoni di Radio Itiatiaia di Belo Horrizonte, “sono pronto a scendere in campo per dimostrare che il Pt (il Partito dei Lavoratori, nella lingua brasiliana Partido dos Trabalhadores, collocato a centrosinistra, ndr) non ha nessuna intenzione di dichiararsi finito e cedere il passo a Democratici e Social-Democratici (a dispetto del nome, questi partiti in Brasile hanno collocazione di centrodestra)”.
Effettivamente, stando ai sondaggi, al momento le opposizioni nel gradimento popolare sono più forti del partito di governo. Ma la colpa, continuano a ripetere gli osservatori, non è tanto del Pt in sé, ma di una presidenta dal prestigio politico sempre più opaco: la bufera Petrobras ha soltanto dato la mazzata finale all’immagine di una lady di ferro che aveva già perso da tempo il polso del Paese, come dimostra l’ondata di proteste che si protrasse per quasi due anni, dal 2013 al 2014, e accompagnò, come un triste presagio, l’attesa e poi lo svolgimento degli sfortunati mondiali di calcio casalinghi.
Per risollevare le sorti del Pt si tornerebbe, dunque, a colui che ha contribuito a fondarlo e l’ha portato alla guida del Paese: e per di più, da presidente, non ne ha minimamente incrinato la salute. I guai, pensa oggi un elettore progressista su quattro, sono venuti dopo, con la Rousseff, e poco importa che, alla fine, in molti casi (pensiamo sempre allo scandalo corruzione, in realtà), essi affondino le radici proprio negli anni di Lula. Il popolo del Pt preferisce pensare che i disastri di Dilma si riflettano su Inacio, perché è lei il cattivo genio del Pt.