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Ankara, G20 per lo sviluppo

Prologo del summit di novembre

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“Decisioni mirate a favorire una ripresa rapida dell’economia globale”.

E’ questo il succo del documento finale emesso dal G20 economico, tenutosi ad Ankara il 4 e 5 settembre scorsi. Un appuntamento, concepito come anticamera del G20 “formato standard” che andrà in scena a novembre sempre su suolo turco, ad Antalya.

"Il G20 di Ankara e' servito a fare il punto sullo sviluppo economico e sulle prospettive di crescita, alla luce della volatilita' dei mercati finanziari e della crisi globale. Continueremo a monitorare gli sviluppi, valutare le ripercussioni e prestare attenzione ai rischi emergenti al fine di rafforzare la fiducia e la stabilita' finanziaria".

Misure concrete, non propositi velleitari, è questo il monumentum Ancyranum idealmente scolpito dai ministri dell’Economia e dai banchieri centrali, protagonisti del summit. Un principio strettamente legato al riconoscimento indiscusso del ruolo centrale delle politiche degli Stati, e dunque alla loro capacità di incidere in direzione delle riforme.

L’altra parola chiave è la flessibilità, fiscale e bancaria. "Ribadiamo il nostro impegno verso un sistema di cambi legato all'andamento dei mercati, che attraverso una maggiore flessibilita' riesca a evitare che si verifichino disallineamenti”. La soluzione peggiore, ritengono i convenuti al vertice, sarebbe quella di cedere alla tentazione di “svalutazioni competitive” e di “misure o espedienti protezionistici”.

“Il G20 si impegna a rafforzare la flessibilita' delle politiche fiscali e tenere in contro le condizioni economiche a breve termine, il tutto nell'ottica della creazione di posti di lavoro e sostegno della crescita. A questo fine ci si impegna a continuare a gestire il budget e le entrate in maniera da continuare a sostenere produttivita', crescita e coinvolgimento di tutti i paesi. "

Inutile dire che alla due giorni di Ankara i riflettori erano puntati in modo particolare sulla Cina, appena uscita dalla prima crisi borsistica verificatasi dall’inizio del boom. Il rappresentante del governo di Pechino, e cioè il ministro delle Finanze Lou Jiwei, ha rassicurato circa il fatto che il suo Paese, superato l’intoppo, riprenderà la sua “lunga marcia” post-post-post-maoista e continuerà a crescere ancora del 7% per i prossimi quattro-cinque anni.

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