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Brasile, governo più snello

Taglio record ai ministeri

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In giro per il mondo c’è una strana febbre da alleggerimento degli esecutivi.

Dopo l’Iraq con un progetto di riforma che dovrebbe portare alla cancellazione di tre dicasteri (e di parecchio sottobosco di governo), ecco il Brasile della presidenta Rousseff che si prepara ad una sfrondatura dei rami della macchina governativa ancora più robusta. Quel che è giusto è giusto: per un governo monstre (ben trentanove ministeri, uno dei più impegnativi per costi e organico a livello mondiale) ci vuole una potatura altrettanto colossale. Sotto il tiro del tasto “delete”, infatti, ci sono ben dieci ministeri.

Crisi economica dilagante e crisi di consensi altrettanto inesorabile per la “Lula in gonnella”. La parola d’ordine è “razionalizzazione della macchina pubblica”, ha spiegato martedì 25 agosto il ministro della Pianificazione, Nelson Barbosa, artefice del vigoroso e rigoroso piano di spending review che, naturalmente, non tocca il ministero di sua competenza. Per maggiori dettagli circa i portafogli governativi che saranno sacrificati Barbosa ha rimandato ad un prossimo incontro con la stampa, che si terrà il 31 agosto.

Fino al 2003 l’esecutivo brasiliano si componeva di ventisei ministeri, ed era già così piuttosto composito e abbondante. Poi, con l’arrivo alla guida del Paese del Partito dei Lavoratori (quello di Lula e, naturalmente, della Rousseff),il numero dei dicasteri in pochi anni è più che raddoppiato: e pensare che, come nota acutamente il sito investing.com,  per guidare lo stato più potente della Terra, la Federazione  Usa, non servono più di quindici dipartimenti.

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