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Marò, da Amburgo sì a sospensione procedure

“Necessario garantire entrambe le parti”

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Marò, né avanti né indietro: fermi semmai, per il momento, sulla stessa casella.

Ed arrivò alfine, dopo due mesi di passione,  il giorno del tanto atteso arbitrato internazionale. Ed arrivò una decisione che, a prima vista, ha un sapore leggermente pilatesco. Lunedì 24 agosto il tribunale del Mare di Amburgo ha, in sostanza, deciso di congelare la sua decisione riguardo al caso dei due fucilieri di Marina italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, praticamente bloccati in India dal 2012 per il ben noto, e tragico, equivoco che li portò a sparare a dei pescatori, ritenuti erroneamente dei pirati.

Nessun temporaneo contentino, ma neppure nessuna misura di inopportuno rigore, altrettanto temporanea: la cosa migliore, è stata la conclusione dei giudici, è quella di aspettare che si concluda l’iter processuale di partenza (cioè quello che ha preso abbrivio dal nucleo iniziale delle accuse, senza il peso delle aggravanti aggiuntesi in corso d’opera).

In merito alle ultime richieste italiane, come quella di ottenere il rimpatrio di Girone e la permanenza in patria di Latorre, gravato da problemi di salute (cioè proprio le richieste che, in definitiva, avevano spinto al grande passo dell’Arbitrato), l’organo giudiziario ha stabilito che sarà competente in materia a suo tempo, solo il tribunale dell’Aja.  

Ma non è questo il cuore della sentenza: altrimenti difficilmente ci si spiegherebbe come il governo italiano abbia potuto esprimere una certa soddisfazione seppur mista a delusione, subito dopo che essa è stata pubblicata. Ciò che fa fare un passo avanti decisivo, seppure nello stallo, è piuttosto la decisione di bloccare, con effetto immediato, “ogni iniziativa legale, proveniente da ambo le parti (cioè Italia e India, ndr), tesa ad aggravare e complicare la disputa”. Così, di fatto, di qui in avanti lo sviluppo giudiziario della vicenda sarà quantomeno "al sicuro" dalle esplorazioni pericolose e partigiane degli inquirenti indiani.

Quanto è stato deliberato, ha aggiunto la corte, va "nell’esclusiva direzione di preservare i diritti tanto dell’India quanto dell’Italia". Entro il 28 settembre i due Paesi dovranno presentare un documento in cui confermano la loro volontà di allinearsi al verdetto.

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