Nonostante due sanguinosissimi attentati (museo del Bardo a Tunisi e spiaggia di Sousse), la Tunisia dimostra di essere ancora un corpo in salute, che non ha nessuna intenzione di farsi intaccare dal germe del terrorismo.
Il governo di Habib Essid si sta anzi caratterizzando per una apprezzabile energia nel rispondere quasi colpo su colpo alla minaccia jihadista: che resta sempre un conto aperto, ma non una realtà tale da fare del paese della Mezzaluna un’altra Libia.
La lotta contro il terrorismo estremista procede parallelamente in Parlamento (dove il 24 luglio scorso è stato approvato un nuovo pacchetto di misure ad hoc, tra cui l’abolizione del segreto professionale per la stampa in tema di jihadismo) e sui fronti reali. Un altro tassello vittorioso nella lotta contro Isis e gruppi apparentati è certamente lo smantellamento, da parte di unità speciali delle forze di sicurezza, di una cellula jihadista con base operativa a Biserta.
Lo hanno reo noto, all'inizio della settimana, fonti del ministero dell’Interno tunisino, retto da Mohamed Najem Gharsalli. Secondo tali fonti la cellula, al cui interno spicca la presenza di un elemento pericoloso e ben noto alle forze dell’ordine, era già intenta a pianificare attentati a postazioni militari e di polizia nel governatorato di Biserta (a nordovest di Tunisi). Questo stesso territorio, alla fine dello scorso mese, era già stato teatro di una retata anti-Isis da parte della Bat (la Brigata anti-terrorismo tunisina): nel corso di essa sedici miliziani erano finiti in manette.
Lo scorso 29 luglio il sottosegretario tunisino agli Affari costituzionali, Kamal Jandubi, aveva segnalato in Tunisia "la presenza di 157 associazioni o gruppi di varie dimensioni e importanza aventi legami con il terrorismo jihadista".