Le autorità cinesi avevano assicurato che gli incendi erano stati domati ma oggi nuove esplosioni e roghi si sono innescati nella città portuale, ribaltando drammaticamente la situazione.
Toulene, Cloroformio ma anche cianuro: sono queste le sostanze che si sono diffuse nell'aria da quando è in atto il disastro di Tiensin, importante centro portuale cinese.
L'incendio, partito un giorno fa da un deposito di sostanze chimiche, secondo indiscrezioni è peggiorato quando i pompieri, ignari di quanto contenuto in esso, hanno usato l'acqua per domare le fiamme, che è andata in contatto con il nitrato di ammonio ma sopratutto il carburo di calcio stoccato all'interno sprigionando una grande quantità di acetilene, che ha determinato una spaventosa serie di esplosioni a catena e devastato gran parte dell'area portuale.
Sono almeno 21 – ma il dato non è stato confermato – secondo l'agenzia Reuters i pompieri ad aver perso la vita nell'incidente, che vanno ad assommarsi alle oltre cento vittime finora censite, mentre sarebbero 720 i feriti, tra cui almeno una trentina in gravissime condizioni.
Oggi sono stati ritrovati due uomini – un pompiere e un funzionario portuale – miracolosamente vivi tra le macerie a meno di cinquanta metri dall'epicentro della prima esplosione, mentre le Autorità cinesi dichiaravano di aver spento tutti i roghi: una serie di esplosioni, pur di minore entità rispetto alle precendenti hanno innescato altri incendi, facendo frettolosamente evacuare tutti i residenti dell'area, il cui numero non è stato precisato ma è calcolato in molte centinaia di persone.
Per il momento la nube tossica sprigionatasi dal disastro non ha destato preoccupazione, perché spinta dal vento verso il mare ma le Autorità non si sono pronunciate sugli sviluppi, mentre squadre di bonifica dell'Esercito si aggirano nella zona colpita per eseguire i rilevamenti necessari.