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Libia, furia Isis in ospedale

Sirte teatro del massacro

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La strage della vigilia di Ferragosto.

È stata compiuta dall’Isis in Libia, in un ospedale di Sirte, come denuncia una Ong libica, il "Comitato nazionale per la difesa dei diritti umani". Dopo aver fatto irruzione nelle corsie, i miliziani si sono divertiti a fare con i degenti quello che i loro colleghi in Iraq fanno, per diletto e per missione, con gli abitanti di Mosul nelle strade di quella città: uno sterminio collettivo, più o meno la definizione che ha dato anche il Comitato  su Twitter.

Ventidue pazienti sono stati passati crudelmente per le armi. E tutti quelli che avevano creduto di poter sopravvivere, incluso il personale medico e paramedico, sono periti nelle fiamme che i miliziani hanno appiccato all’edificio, dopo esserne usciti.

Una strage del tutto gratuita? Non proprio, in realtà. Si è trattato, per esere più precisi, di un atto di feroce ritorsione - l’ultimo della serie  - contro una città, Sirte, che dopo mesi di incontrastato controllo jihadista, ha deciso di ribellarsi. Da circa una settimana infatti, la culla dell’ex dittatore Gheddafi si è trasformata in un campo di battaglia tra isisini e miliziani salafiti (altri islamisti radicali ma oppositori dello Stato Islamico), che si propongono di liberare completamente la città dal dominio degli uomini di al-Baghdadi (e hanno già la zona del porto nelle loro mani).

Fonti locali parlano di centosei morti, fino a questo momento (compresi i pazienti dell’ospedale). Nelle ultime ore gli scontri più sanguinosi si sono concentrati nel quartiere residenziale Hai 3, dove si trovava anche il nosocomio distrutto.

La scintilla della rivolta è stata l’uccisione da parte jihadista del leader salafita Khalid Ben Rijab. Adesso in aiuto degli oppositori dell’Isis potrebbero arrivare le forze del governo di Tripoli, amico dei gruppi estremisti locali.

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