La strage del Bardo. La strage di Sousse.
Il governo di Habib Essid non vuole assolutamente che per la Tunisia si ripeta l’inesorabile regola del “non c’è due senza tre”: e per questo si prepara ad erigere un muro divisorio tra Libia e Tunisia, lungo duecentoventi chilometri.
Dalla Libia, infatti, in entrambi i casi arrivò la morte col marchio dell’Isis: gli attentatori furono addestrati lì, dagli uomini del Califfato.
Il premier Essid aveva già parlato nelle scorse settimane di tale progetto: nel frattempo, però, l’estensione prevista per l’infrastruttura, che servirà da argine, si è allargata di altri quaranta chilometri. Delle nuove misure del muro ha riferito ai media domenica 12 luglio il ministro della Difesa tunisino, Ferhat Horchani.
L’opera avrà un duplice valore: servirà, infatti, ad un tempo come muro di sbarramento e come vera e propria linea di fortificazione, con tanto di ostacoli, fossati e trincee. In una parola un limes, contro le infiltrazioni jihadiste dal Paese confinanant ma anche contro il contrabbando di armi che potrebbero alimentare la lotta di gruppi terroristi già presenti sul suolo tunisino. Horchani ha annunziato che i lavori per la barriera dovrebbero essere ultimati entro la fine del mese: vi partecipano nove società edilizie.
Alla tradizionale ingegneria bellica per un’architettura difensiva si sommerà, naturalmente, quella più avanzata dell’era dei softwares: un sistema di sicurezza elettronico verrà infatti sviluppato con la collaborazione di alcuni Paesi amici, anche occidentali.