25 agosto: è la nuova scadenza che va ad aggiungersi al calendario di un’attesa infinita. Quella della strana e straziata coppia Latorre-Girone.
Il 1° luglio Il Tribunale speciale di New Delhi ha aggiornato infatti praticamente alle soglie di settembre la nuova udienza sul caso marò, in base all'ordine di sospensione di tutti i procedimenti relativi al caso, piovuto direttamente dalla Corte suprema indiana. Slitta così, per decisione della giudice Neema Bansal Krishna, anche la data del 14 luglio per l’udienza che avrebbe dovuto pronunciarsi sulla richiesta, avanzata dagli avvocati dei due fucilieri di Marina, di escludere dal processo la Nia, la polizia antiterrorismo indiana.
Inizialmente si era stabilito che le parti in causa si presentassero il 7 luglio. Poi (e il merito è certamente del collegio difensivo dei due marò), il 25 giugno scorso, si è voluto dare un po’ più di respiro a Massimliano Latorre, facendo sì che l’udienza cadesse alla vigilia della scadenza dell'ultimo permesso concessogli per svolgere in Italia la sua terapia riabilitativa post-ictus, e non prima. Ora, tutto viene rimandato: ma non certo il ritorno in India del compagno di sventura di Girone, che avverrà nei prossimi giorni in ogni caso, come se effettivamente ci fosse un appuntamento con miss Bansal Krishna alle porte.
Era stata proprio la Nia a rivolgersi, nel 2013, al Tribunale speciale. Fino ad ora l’unico successo ottenuto dai difensori dei due militari della Brigata Marina "San Marco", prima dello spostamento della seduta di cui si è parlato, era stato proprio il congelamento dei capi di imputazione presentati dalla Polizia antiterrorismo di New Delhi contro i loro assistiti; un successo che, in fondo, si inserisce bene nell’andazzo generale della vicenda, incardinato nella direzione di un procrastinamento perpetuo.
Intorno ai due militari, comunque, qualcosa si muove. Per tentare di “forzare il blocco”, infatti, venerdì 26 giugno l'Italia ha attivato l'arbitrato internazionale, nel quadro della convenzione dell'Onu sul diritto del mare. La decisione, sollecitata dal Parlamento, è stata presa a conclusione di una fase negoziale diretta con l'India, che non ha sortito gli effetti sperati.