Arrivato all’inizio dello scorso mese sulla poltrona di amministratore delegato della Malaysia Airlines, Christopher Mueller, manager con una discreta esperienza nel settore aeronautico,  si è trovato a dover gestire uno dei momenti più difficili nella storia della compagnia di bandiera malese, sorta nel 1972.

Un momento che lo stesso Mueller non esita a fotografare con un ‘espressione tanto impietosa quanto corrispondente alla realtà: “La MA è tecnicamente in bancarotta”.

Ciò significa, in soldoni, che all’orizzonte si profila una falcidie di benserviti: almeno seimila dipendenti, su un totale di ventimila, dovrebbero fare le valigie. Una cura ricostituente vigorosa, annunciata ad un mese esatto dal suo insediamento come ceo nella compagnia presieduta da Tan Sri Md Nor Yusof, che però si attua con un dimagrimento altrettanto sostanzioso. Anzi, nei fatti, una vera e propria dieta.

Con una ricetta assolutamente degna di un vecchio chirurgo più propenso all’amputazione che al salvataggio degli arti inutili, Christopher Mueller prova dunque a rilanciare il business e l’immagine di una flotta condannata ad un decadimento inarrestabile. Una situazione, che è conseguenza di due catastrofici incidenti avvenuti nel corso del 2014, a causa dei quali i dirigenti della compagnia si trovarono, all’improvviso, ad avere sulla coscienza ben cinquecentotrentasette morti.

Parliamo, più precisamente  degli incidenti occorsi a due Boeing 777-200 rispettivamente l’8 marzo e il 17 luglio 2014: nel primo perirono duecentoventisette passeggeri più dodici membri dell’equipaggio, nel secondo  duecentottantré passeggeri e quindici membri dell’equipaggio. Alla base di quest’ultimo disastro, però, potrebbe esserci un missile terra-aria partito dalla zona di conflitto tra Russia e Ucraina. 

Prima di approdare alla Malaysia Airlines, Mueller era stato per sette anni nell’irlandese Aer Lingus Group.