Dopo il massacro al campus universitario di Garissa gli Al-Shabaab hanno promesso “un nuovo bagno di sangue” nel paese, adesso in lutto nazionale per tre giorni.
E' stato lo stesso presidente keniota Uhuru Kenyatta ad annunciare i tre giorni di ricordo nel paese devastato dalla strage degli universitari, costata la vita a 148 persone. Kenyatta ha anche lanciato un appello a tutte le forze sane del paese, compresa la sua opposizione, per combattere il terrorismo fino alla fine – descritto da egli come una minaccia esistenziale e seria alla nostra repubblica.
Una minaccia che non viene sottovalutata neanche dalla Polizia e i Servizi di sicurezza kenioti, che stanno procedendo al setaccio dell'area di Garissa, dove sono stati fermati almeno cinque sospetti, tra cui due individuati dentro al campus stesso e di cui uno in particolare ha attirato l'attenzione degli investigatori, data la sua mancanza di legami con l'Università e la provenienza dalla Tanzania, che con la Somalia è uno dei maggiori punti di partenza dei terroristi islamici.
Adesso il campus di Garissa è chiuso a tempo indeterminato, per consentire i controlli necessari e probabilmente anche per cercare di placare le polemiche nate sulla scarsa sicurezza dello stesso dopo la giornata di terrore passata, mentre i 663 scampati alla furia omicida e insensata degli Al-Shabaab stanno tornando a casa.
Quasi a sfidare i controlli ripetuti e serrati che il governo del Kenia sta attuando contro di loro, tra cui in futuro non sono stati escluse operazioni anche fuori dal paese - dato anche che il Kenya partecipa con altre nazioni dell'Unione Africana alla missione in Somalia – gli Al-Shabaab si sono fatti vivi con un altre minacce rivolte al popolo keniota: Voi non vi accontentate di lasciare il vostro governo condurre politiche repressive senza protestare - hanno dichiarato in uno stentato inglese - voi sostenete le loro politiche eleggendoli. Per questo pagherete con il vostro sangue.
I terroristi hanno anche scritto di indicibili atrocità commesse contro le popolazioni musulmane dell'Africa Orientale ad opera dell'esercito keniota, per cui pagheranno tutti, con attacchi a scuole, posti di lavoro e le vostre stesse case.
Minacce alle quali il presidente Kenyatta ha risposto duramente: Hanno provato ad instaurare un califfato in Kenya, non ci sono riusciti e non ci riusciranno.