Attacco “pirotecnico” ad una base dell’Onu a Kidal, nel nord del Mali. Condotto con razzi e colpi di mortaio, una quarantina circa, all’alba di domenica 8 marzo. Attacco “destabilizzante”, per così dire, in quanto diretto contro un avamposto della Minusma, la missione Onu per la stabilizzazione del Paese (Minusma sta appunto per United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali).
Secondo quanto affermato da un testimone e da una fonte della sicurezza, i morti sarebbero tre: uno di essi è un casco blu. Gli altri peacekeepers delle Nazioni Unite, affiancate dalle truppe francesi presenti in Mali ormai da due anni, hanno reagito all’offensiva, riuscendo in breve tempo a riportare la tranquillità intorno alla base.
Sempre stando al testimone, un razzo avrebbe colpito un accampamento tuareg non lontano dalla base Onu (la regione di Kidal è caratterizzata da scontri tra tribù tuareg ed esercito maliano), uccidendo due civili e ferendone molti di più, soprattutto bambini.
Non è chiaro se possa esserci un collegamento tra questo attentato e quello avvenuto, circa ventiquattr’ore prima, nel ristorante “Le Terrasse” della capitale Bamako. Il locale è stato teatro di un’irruzione armata in cui hanno perso la vita cinque persone, tre delle quali di nazionalità europea. Stando a quanto riporta un sito web della Mauritania, Al-Akhbar, il blitz è stato rivendicato da un gruppo ilamista sahariano, Al-Mourabitoun, da non confondere con l’omonimo movimento indipendentista libanese.