L’ordine della libertà è la più prestigiosa onorificenza che dal 2008 lo Stato ucraino possa conferire ad uno straniero. Ed il 3 marzo il presidente Poroshenko ha deciso di attribuirla al leader russo dell’opposizione anti-Putin, Boris Nemtsov, assassinato in un agguato a Mosca il 27 febbraio.
Un segnale di condanna dell’operato politico di Putin, segnatamente per ciò che riguarda l’Ucraina orientale? Il post su Facebook con cui Poroshenko ha accompagnato l’assegnazione del riconoscimento è abbastanza significativo in tal senso: “Per noi ucraini Boris resterà per sempre un patriota della Russia, e un amico dell’Ucraina. La sua vita, votata alla libertà come valore universale, ha dimostrato che queste due cose non sono necessariamente incompatibili, se soltanto lo si vuole”. Ventiquattr’ore dopo la morte di Nemtsov, il presidente ucraino si era spinto a dichiarare che l’ex vicepremier del governo Eltsin era stato ucciso perché sul punto di fornire “prove chiare” del collegamento tra Mosca e tensioni separatistiche a Donetsk e Lugansk (Novorossiya). Il suo omicidio, aveva aggiunto, ha tutte le caratteristiche del “delitto su commissione” e appare chiaramente “di natura dimostrativa”: sembrerebbe, cioè, essere un atto con valore deterrente o ammonitivo nei confronti degli avversari politici di Putin.
Nelle stesse ore in cui conferiva a Nemtsov la medaglia postuma dell’ordine della Libertà a Nemtsov, Poroshenko ha pensato bene di assegnare la stella di eroe dell’Ucraina alla sua concittadina Nadezhda Savchenko, aviatrice prigioniera dei russi dal luglio 2014. Da settantasette giorni (cioè dal 15 dicembe) ella porta avanti uno sciopero della fame, per protestare contro la sua detenzione.