Cannabis a scopo ricreativo: anche a Washington si può. Il 26 febbraio, in base a quanto stabilito dal referendum che si era celebrato a novembre, nel District of Columbia è entrato in vigore il provvedimento che rende legale il consumo di marijuna “in dosi moderate”. Il Distretto della capitale si unisce così ad Alaska, Colorado e Washington: ha fatto da apripista lo Stato con capitale Denver, che ha legalizzato la cannabis a gennaio del 2014; il suo esempio è stato seguito da Olympia, in luglio, e quindi, il 23 febbraio, si è aggiunta anche Juneau e il suo freddo territorio. Questione di poche ore, e la marijuana avrebbe “espugnato” anche il cuore dell’impero americano.
Come già successo negli altri Stati, anche a Washington DC la libera circolazione della marijuana sarà soggetta a una rigida regolamentazione per ciò che riguarda la posologia e i criteri di “accesso”: in pratica si tollera la cannabis come produzione privata, finalizzata ad un uso altrettanto privato. Sarà permesso, infatti, coltivare fino a sei piante di cannabis in casa propria e detenere al massimo cinquantasei grammi della “roba”, a patto, però, che si sia superata la maggiore età (più precisamente i ventuno anni). Restano illegali acquisto, vendita e consumo (fumo) della sostanza in pubblico.
Ma la marijuana libera nelle case (o nei giardini delle case) degli abitanti della capitale potrebbe anche avere vita breve: essendo infatti Washington un’area metropolitana-distretto e non la capitale di uno Stato, non gode di una legislazione autonoma, ma deve sottostare all’autorità del Congresso. Quarantotto ore prima che scattasse il marijuana day, due parlamentari, con una lettera, avevano chiaramente fatto intendere al sindaco di Washington che la legalizzazione della cannabis risulta, in realtà, illegale. Dunque, gli antiproibizionisti possono gioire, sì, ma la loro vittoria è sub iudice: entro trenta giorni dalla sua entrata in vigore, il Congresso potrebbe cancellare la legge pro-cannabis.