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L'Egitto dichiara guerra all'Isis: raid aerei in Libia

Il governo egiziano non ci sta e risponde duramente all'affronto dello Stato Islamico

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L'Egitto non ci sta e risponde duramente all'affronto dello Stato Islamico - Dopo la diffusione del video che riprende la decapitazione di 21 cristiani coopti egiziani sono stati indetti 7 giorni di lutto nazionale. Il presidente al-Sisi ha convocato d'urgenza il consiglio nazionale della difesa e ha affermato che "l'Egitto si prenderà la responsabilità di un intervento contro le postazioni dello Stato Islamico in Libia". Il video messaggio diffuso dall'emittente dell'esercito Egiziano è chiaro: "assicuriamo che vendicheremo il sangue egiziano versato e che puniremo quegli assassini criminali. È nostro diritto e dovere farlo".

Attacchi aerei contro obiettivi mirati  - Alle parole sono seguiti i fatti. Stamani l'aviazione egiziana ha compiuto dei raid in territorio libico, prendendo di mira obiettivi strategici come arsenali o postazioni militari. Le fonti ufficiali del governo del Cairo riferiscono di 50-60 jhiadisti uccisi durante l'azione. Altre fonti fanno intendere che l'attacco aereo non ha causato la morte di soli miliziani ma anche di civili. Una donna e due bambini avrebbero perso la vita. All'azione ha partecipato anche l'aviazione libica.

Azione coordinata Egitto-Libia - In un'intervista rilasciata all'emittente televisiva Al-Arabyia, il comandante in capo dell'aviazione libica Saker Al-Djorouchi ha dichiarato "insieme all'Egitto domani condurremo altri attacchi aerei". L'Egitto è determinato a dimostrare la sua capacità di proteggersi e a dispiegare la sua forza militare. Fino a oggi infatti l'aiuto del Cairo al governo riconosciuto di Tobruk è stato clandestino. Come riportato da indipendent.co.uk è dalla guerra del Golfo, nel 1991, che le truppe egiziane non compiono azioni militari in Libia.

Un fronte Pan-Arabo contro l'Isis? - Lo Stato Islamico si dispiega ormai nei territori di più stati: la Siria, l'Iraq e la Libia. La Giordania e le truppe fedeli al governo ufficiale iracheno combattono da tempo contro gli jhiadisti in medio oriente mentre in Africa - come accennato sopra - sono l'Egitto e il governo ufficiale libico con sede a Toburk a farsi carico della lotta ai 'tagliagole'. Finalmente Iraq, Giordania, Siria - e ora Libia ed Egitto - assomigliano a una coalizione Pan-Araba contrapposta all'Isis. Intanto - secondo quanto riportato da Adnkronos -l'Egitto medita sulla possibilità un impiego di truppe speciali di terra. I reparti prescelti appartengono alla formazione 999, specializzata nella lotta al terrorismo. In medio Oriente il governo iracheno ha negato la necessità di un intervento di forze esterne, ma le truppe giordane stanno già muovendo verso il confine con l'Iraq.

Gli stati del Golfo e l'Iran condannano i tagliagole - Gli Emirati Arabi definiscono l'esecuzione dei coopti egiziani "un crimine orrendo". Sulla stessa linea d'onda le dichiarazioni dei governi di Giordania, Kuwait e Bahrein che denunciano "un crimine odioso" che "non ha nulla a che fare con la religione".
Il ministro degli esteri iraniano Afkham afferma invece - tramite il suo portavoce -  che "i responsabili di queste azioni criminali hanno come obiettivo quello di deturpare i rapporti tra i fedeli delle religioni monoteiste, nell'interesse del sionismo".

L'Onu annuncia nuove misure contro il terrorismo - Secondo il Consiglio di sicurezza delle nazioni unite l'attentato "dimostra ancora una volta la brutalità dell'Isis". E ancora: "la violenza, l'odio e l'intolleranza devono essere sradicati dal mondo".
I membri del consiglio affermano con forza che "le barbarie dell'Isis non hanno l'effetto di intimidire le Nazioni Unite ma quello di rafforzare la loro determinazione" a combattere il jhiadismo. Anche se per il presidente dell'Onu Ban Ki-moon la migliore strategia rimane quella diplomatica: "il dialogo è il miglior modo per aiutare la Libia a superare la crisi attuale".

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