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Alabama, sì della Corte Suprema a nozze gay

Washington respinge no a licenze nuziali

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Le preghiere della comunità gay dell’Alabama sono state esaudite: il 9 febbraio la Corte Suprema di Washington ha respinto la richiesta del loro Stato, rappresentato dal procuratore generale statale Luther Strange, di negare le licenze nuziali a coppie gay e lesbiche già pronte e allineate per richiederle davanti agli uffici comunali.
Il fortino conservatore messo in piedi da Strange insieme al collega Moore in realtà ha retto in almeno quattro contee, a riprova del fatto che l’Alabama, nell’intimo, continua ad essere uno degli Stati più misoneisti di tutta la Confederazione, quello che soltanto nel 2006 aveva votato sì per l’81% ad un emendamento costituzionale contro i matrimoni gay. Ma, a parte queste sacche di resistenza, con la decisione di Washington l’Alabama diventa il trentasettesimo stato Usa a legalizzare l’unione coniugale tra persone di uguale sesso. La città di Birmingham è stata la prima ad entrare nella nuova era: qui infatti, soltanto poche ore dopo il verdetto della Corte Suprema, si è registrato il matrimonio tra due lesbiche, Dinah McCaryer e Olanda Smith, davanti allo sguardo commosso del giudice “officiante” Michael Graffeo, come riportano le cronache. Ad Huntsville un’altra coppia omo- ha fatto le cose in grande, progettando addirittura un ricevimento per ottocento persone.
Ma il fronte dei giudici anti-gay non demorde: ancora Strange promette mesi di battaglia legale fino alla prossima estate, quando la Corte Suprema dovrà tornare sulla delicata questione dei matrimoni gay per stabilirne, una volta per tutte, la costituzionalità a livello nazionale. E a lui fanno eco i colleghi Clarence Thomas e Antonin Scalia.  

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