Per Forbes era al terzo posto nella classifica dei Paperoni mondiali. A novant’anni passati il 23 gennaio è deceduto a Riyad, per le complicazioni di una polmonite, il sovrano saudita Abdullah: ne dà notizia Bloomberg News. Era dal maggio del 2013 che le voci su un peggioramento irreversibile delle condizioni di salute del reale whaabita si rincorrevano in modo sempre più insistente: e questo, dopo che a novembre del 2012 si dovette smentire la notizia che quegli era caduto in stato comatoso, in seguito ad un intervento ospedaliero di quattordici ore. Il 1° agosto di quest’anno Abdullah avrebbe festeggiato i dieci anni di regno e i novantuno di vita. Gli succede il fratellastro Salman bin Abdul Aziz: a suo tempo anche il defunto re era succeduto, da fratellastro, a quello precedente, Fahd.
Non era certo verdissimo, Abdullah, quand’era diventato il sesto monarca dell’Arabia Saudita: in quell’estate del 2005, infatti, allorché re Fahd spirò, il suo erede designato aveva già superato l’ottantina. Sostanzialmente, però, quest’ultimo regnava già da almeno una decina d’anni, cioè dal 1995 (ed era stato nominato erede al trono nel 1982): colpito da ictus, infatti, Fahd, pur non abdicando alla corona, in pratica si ritirò dagli affari di Stato, lasciando le redini del potere al reggente pescato dalla numerosa prole del padre Abdul Aziz, fondatore del regno: si trattava di uno dei figli dell’ottava moglie del capostipite della dinastia, cioè appunto Abdullah; egli, Fahd, era invece nato dalla quinta moglie di lui.
Solo due anni dopo la sua salita al trono, Abdullah fu il primo sovrano di Riyad a ricevere la visita di Stato di un pontefice, Benedetto XVI.
Convinto sostenitore del dialogo inter-arabo e tutt’altro che nemico dell’Occidente e degli Usa – Obama ha sottolineato “la sua fede incrollabile nell’importanza dei rapporti tra gli Stati Uniti e il suo regno”, e questo nonostante le critiche che egli espresse a più riprese, sia da erede al trono che da monarca titolare, all’ingerenza americana in Medio Oriente -, il defunto re lascia un Paese pronto ad accogliere la storica svolta dell’entrata in politica delle donne: a permettere ciò, nel settembre del 2011, è stata una riforma costituzionale da lui fortemente voluta. L’anno uno della politica saudita in rosa, in base a quanto stabilito a suo tempo, sarà proprio questo appena iniziato.