Un taglio del 20% alla richiesta di fondi a destinazione bellica, per un totale di cinquantuno miliardi di dollari. È questo il piano di risparmio messo a punto dal Pentagono per il quadriennio 2018-2021 e annunciato il 9 gennaio da Blomberg News, l’agenzia di informazione newyorkese che fa capo all’ex sindaco della Grande Mela. Ben duemila soldati in meno: se ci sarà l’ok del Congresso, si tratterà della spesa statale più bassa mai preventivata dagli Usa alla voce “guerre” da quel fatidico 11 settembre 2001.
Questo del ridimensionamento dei finanziamenti alla guerra è in realtà un pallino di Obama sin dall’inizio del suo secondo mandato. Un piano complessivo per far dimagrire l’incidenza dei costi del settore sulla casse federali è in realtà già stato varato dall’Epifania del 2012: si punta, in totale, ad uno snellimento per truppe e affini pari quattrocentocinquanta miliardi di dollari in un decennio.
Dati del Dipartimento della Difesa alla mano, allo stato attuale le spese americane per l’esercito ammontano a cinquecentrotrentaquattro miliardi di dollari. Le basi in Europa saranno il “comparto” più colpito da questa manovra di war spending review: si calcola che ne saranno chiuse una quindicina. A compensazione di questi tagli, però, è previsto che in alcuni Paesi del Vecchio Continente ci sarà addirittura un incremento delle unità militari. Per esempio in Italia, dove arriveranno trecento effettivi in più. Ubi minor maioribus augetur.