Forse la liquidazione di trecento terroristi nello spazio di soli tre giorni era un obiettivo fin troppo ambizioso, una volontà punitiva dichiarata, a caldo, sull’onda dello sdegno per la strage di innocenti perpetrata dai talebani nella scuola elementare-media di Peshawar alla fine dello scorso anno. Ma il programma di ritorsione sugli estremisti in carcere deciso dal governo pakistano per vendicare il massacro di cento bambini messo in opera dagli uomini di Tehrek-e-Taliban va comunque avanti: il 7 gennaio, con l’impiccagione di altri due islamisti prigionieri sale a nove il numero dei terroristi giustiziati col cappio dall’inizio dell’annunciata campagna di “vendetta nazionale”, partita con la sospensione della moratoria sulla pena capitale per tutti i rei di terrorismo ospitati nei vari carceri del Paese.
Gli ultimi due impiccati erano reclusi nel carcere di Multan, la celebre “Città dei Sufi” nella provincia del Punjab, seconda per popolazione solo alla capitale Chandigarh.
A dare la notizia è stata l’emittente Dawnnews Tv. I due giustiziati si chiamavano Ghulam Shabbir e Ahmed Ali. Secondo il sito www.geo.tv, il primo era stato coinvolto, nel 2000, nell’omicidio di un vice soprintendente di polizia cittadino, Nawaz Khan, e in quello del suo autista; il secondo, invece, nel 1998 aveva partecipato ad una sparatoria avvenuta in un negozio della centrale Raylway Road di Multan: nel corso di essa erano morte tre persone.