Avevano un passaporto falso, una delle mogli e uno dei figli del “Califfo Massimo” dell’Isis, al-Baghdadi, quando sono stati catturati da truppe di Beirut. La notizia risale al 19 novembre, ma i media libanesi l’hanno riferita il 2 dicembre, annotando come l’esercito abbia agito “in coordinamento con servizi segreti stranieri”. I due familiari di al Baghdadi viaggiavano al confine tra Libano e Turchia.
La donna è stata subito messa sotto interrogatorio a Beirut. Si sa che il leader dello Stato islamico ha tre mogli, di cui due irachene e una siriana. Quella caduta nelle mani dei militari fenici dovrebbe essere (ma non c’è la certezza assoluta) l’irachena Saja Al Dulaimi, l’unica riconosciuta ufficialmente da al-Baghdadi: nei giorni immediatamente precedenti l’arresto, sul web erano circolate delle foto che la ritraevano. Saja proviene da una famiglia di militanti duri e puri dell’Isis: il padre era un emiro, ucciso nel settembre 2013 nel corso di un’offensiva contro l’esercito siriano a Deir Attiyeh; la sorella è stata un’attentatrice kamikaze, che per il Califfato ha sacrificato la vita in un attacco suicida ad Erbil. Saja, pur non avendo precedenti di lotta veri e propri (pare svolga un lavoro tranquillo, parrucchiera o sarta), nel marzo del 2014 si è trovata al centro di uno scambio di prigionieri tutto al femminile tra al-Nusra e il governo siriano: centocinquanta donne (legate all’Isis e ad Al Qaeda) contro tredici monache di Maalula catturate dagli islamisti. In quella stessa occasione vennero rilasciati anche due altri figli e il fratello minore di Saja, aggiuntisi da un’altra restituzione bilaterale di prigionieri svoltasi parallelamente. Anche dopo quest’ultimo arresto la donna potrebbe essere scambiata con qualcun altro: il governo di Beirut punta in particolare alla liberazione di una ventina di soldati e poliziotti ostaggio dei jihadisti. Da non dimenticare che anche la consorte del leader di al-Nusra è nelle mani dell’esercito di Suleiman.