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Immigrazione, no della Camera Usa

Maggioranza repubblicana compatta contro “abuso di potere” obamiano

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“Nullo e senza valore”: così viene definita, in una misura straordinaria approvata il 4 dicembre dalla Camera dei rappresentanti del Congresso Usa, che è a maggioranza repubblicana, la maxi-riforma dell’immigrazione lanciata da Obama, in pratica una sanatoria che consentirebbe a cinque milioni di immigrati di essere regolarizzati. Sono stati duecentodiciannove i sì al testo blocca-riforma, che i conservatori considerano un “abuso di potere” (tecnicamente, una violazione del “Take care clause”) da parte del presidente: sulla loro stessa lunghezza d’onda, in effetti, c’è anche una buona fetta del sentimento del Paese. Già diciassette Stati hanno avanzato ricorso contro l’immigration action e se, alla fine, questa dovesse entrare in vigore, sono pronti a scendere sul sentiero di guerra.
Con tutta probabilità Texas, Alabama, Georgia, Idaho, Indiana, Kansas, Louisiana, Maine, Mississippi, Montana, Nebraska, North Carolina, South Carolina,  South Dakota, Utah, West Virginia e Wisconsin dovranno prepararsi davvero a fare le barricate, dal momento che è molto difficile che il documento anti-riforma faccia passi in avanti: già il Senato, dove la maggioranza resta comunque democratica fino al 3 gennaio, potrebbe controbilanciare il voto espresso dalla Camera, e poi, in ultima analisi, c’è sempre il potere di veto del presidente, cioè la facoltà che consente al commander in chief di respingere quella misura, e rimandarla al mittente dichiarandola a sua volta “nulla e priva di valore”.

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